Tregua a Gaza?
di Alessandro Orsini
Molti non capiscono la ragione per cui Israele ha bisogno di periodici cessate il fuoco a Gaza. Molti pensano che il cessate il fuoco a Gaza sia concepito per consentire ai palestinesi di riprendere a vivere; pensano che sia concepito per alleviare le pene dei palestinesi. Ma non è affatto così. I periodici cessate il fuoco accettati da Israele servono a Netanyahu per ricaricare le munizioni e ridare un po’ di sollievo ai soldati e all’economia. Israele è un piccolissimo Paese. Quando entra in guerra, molti israeliani vengono spostati dal settore produttivo a quello improduttivo. Il Pil cala. Dopo avere ricaricato le armi, Israele riprende a massacrare i palestinesi. È già accaduto con il primo cessate il fuoco. Israele aveva bisogno di ridurre le bombe su Gaza per fare incetta di armi da lanciare contro l’Iran. Come ho spiegato a Rete 4 martedì scorso, la ragione per cui Israele ha sterminato 60.000 palestinesi e non 600.000 è perché deve mettere da parte moltissime armi per gestire sette fronti di guerra. Se Israele fosse in guerra soltanto con Gaza, quella città martoriata subirebbe bombardamenti infinitamente più massicci e i palestinesi morti sarebbero infinitamente più numerosi. Più tregue avremo, più massacri registreremo.
L’aspetto più disumano di questa storia è che tutte le volte che il cessate il fuoco entra in vigore, il presidente degli Stati Uniti viene subissato di lodi dai suoi sostenitori. In realtà, Trump – l’ha detto infinite volte – ha un disprezzo assoluto per la vita dei palestinesi. Trump ha dichiarato ufficialmente che persegue il progetto della pulizia etnica a Gaza: un progetto che richiede necessariamente lo sterminio dei civili. Senza lo sterminio dei civili, Trump non potrebbe mai deportare un milione e mezzo di palestinesi. Il progetto di Trump è realizzabile soltanto se i palestinesi vengono costretti a lasciare la loro città ai coloni ebrei-israeliani di Smotrich. Il che richiede il loro sterminio sistematico.

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