Lug 23, 2025 | L'editoriale

L’EUROPA E’ MORTA A GAZA

Admin

Admin

Tags:

Il silenzio e l’inazione sulla “soluzione finale” che si sta oscenamente realizzando in Palestina di fronte ai nostri occhi cancella qualsiasi discorso possibile sull’idea di Europa. Se Gaza è l’Auschwitz dei nostri giorni, è tragico vedere come in Europa la più convinta sostenitrice delle azioni di Netanyahu&C sia la Germania: quella Germania che sarà l’unico Paese a potersi riarmare massicciamente a seguito della politica del Rearm- Europe e che per questo si appresta a ridiventare la Nazione leader all’interno della UE. Alla Germania mancherà solo l’arma nucleare, e poi il fantomatico esercito europeo diventerà superfluo.

Tre anni fa alcuni hanno correttamente individuato nella guerra, forma estrema dello sfruttamento capitalista, la linea discriminante all’interno della sinistra e la contraddizione fondamentale da affrontare nell’azione politica.
Da allora questa consapevolezza si è allargata ed è diventata patrimonio comune di una vasta platea di soggetti che l’hanno introiettata e resa oggetto di una sterminata quantità di analisi, tuttora in corso.
L’invio o meno di armi in Ucraina, fino alla vittoria o fino a una trattativa equa, definiva due campi antagonisti che tuttavia si muovevano all’interno di un quadro noto, ancorché estremo: lo scontro storico tra le classi subalterne e le classi sfruttatrici nella loro attuale conformazione, caratterizzata da un imperialismo unipolare in crisi e un pervasivo capitalismo finanziario (produzione di denaro per mezzo di denaro vs capitale produttivo).

Dobbiamo prendere atto che questa forma estrema di sfruttamento rappresentata dalla guerra ha fatto, in Palestina, un salto di qualità inimmaginabile.
Il concetto di crimini di guerra con cui potevano essere interpretate le azioni in Ucraina, come in precedenza le azioni in Serbia, Iraq e così via, è stato qualitativamente superato. Oggi, come un tempo, siamo di fronte a crimini contro l’umanità, ma ad essi alcuni paesi assistono con indifferenza, mentre altri li appoggiano con entusiasmo.
Non era mai accaduto.
La massima potenza del mondo si è totalmente disvelata con Trump, dopo l’ipocrisia di Biden, che invitava alla moderazione e nello stesso tempo mandava armi per aggravare la strage: il denaro – per il potere che ne consegue e il potere per conseguire profitti – è diventato l’unico parametro di riferimento per qualsiasi azione, anche la più aberrante.
Simbolo sommo di questo approdo sono i resort a Gaza.
Davanti a ciò anche gli spiriti più gretti sarebbero sconcertati se non fossero abbagliati dalle nuove ideologie esoteriche, nate in quella Silicon Valley che si credeva la culla dell’innovazione, sull’inevitabile dominio dei più forti fondato su una nuova eugenetica. C’è sempre un Dio che lo vuole.

Ma il dramma non si sviluppa tanto all’interno degli Stati Uniti, paese improntato a forti connotati di primitivismo suprematista – armi a tutti, pena di morte, giustizia come vendetta, “darwinismo sociale” -, ma all’interno dell’Europa stessa che, dopo essere stata l’incubatrice e la generatrice della Shoah, mostra, davanti alla prima vera prova, di non essere ancora riuscita ad emanciparsi da un suo congenito razzismo, nonostante il richiamo ai fondamenti della cultura occidentale.

Gli ottant’anni di quasi pace di cui ha goduto l’Europa, invece di servire ad elevarla a vera potenza mondiale per il suo prestigio culturale, la sua infaticabile ricerca della pace kantiana, la democraticità delle sue istituzioni, la spinta verso l’uguaglianza e dunque la libertà, sono diventati ottant’anni di lenta incubazione di una società più ideologicamente e strutturalmente classista e individualista di quanto non fosse all’inizio dell’avventura europea.
E oggi ne abbiamo gli esiti: la costruzione di un nemico esterno, secondo le migliori tradizioni delle destre mondiali, e la pulsione ideologica di molti paesi europei di odio verso la Russia, e quanto rappresenta e ha rappresentato, sono il nuovo mantra.
Ed è divertente vedere come per gli USA il mantra sia l’odio verso l’Europa, prefigurazione di una potenziale guerra civile capitalistica interna all’Occidente, che mostra come il pericolo esistenziale non venga dall’esterno, ma dall’interno.
E da qui le conseguenze a cui stiamo assistendo: l’inganno del nemico esistenziale contro cui dobbiamo armarci, in realtà l’ultima arma per rispondere ad un riassetto all’interno dell’economia capitalistica e delle sue catene di comando; la subordinazione agli USA – dovete spendere il 5% del PIL in armi e comprarle da noi, dovete acquistare le nostre reti di comunicazione e il nostro gas liquefatto, dovete esentare dalla tassazione le nostre imprese, dovete “pagare dazio”- ; la subordinazione agli interessi dei poteri economici dominanti che oggi si esprimono al meglio nel sistema industriale militare; la subordinazione agli interessi dei paesi più forti – armiamo la Germania e salviamo la sua industria -.
In sintesi, un nuovo violento passo in avanti della lotta di classe dall’alto.

Admin

Admin

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *