di Stefano Fassina

Il Consiglio UE di ieri ha approvato il 19esimo pacchetto di sanzioni alla Russia. Il sostegno senza se e senza ma all’Ucraina è un suicidio
A proposito delle sanzioni appena inflitte dall’Amministrazione Trump a Rosneft e Lukoil, può essere utile richiamare il colloquio con Marco Imarisio di Sergey Karaganov, professore alla Scuola di Alta Economia di Mosca, una sorta di Bocconi in terra infidelium, molto ascoltato al Cremlino: “Donald Trump non ha interesse nel fermare la guerra in Ucraina, se non quello della vanagloria personale … o evitare escalation.
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Lui e l’America ne stanno traendo beneficio prosciugando l’Europa, spogliandola delle sue risorse, facendosi pagare per tenere in vita Kiev. Perché mai dovrebbe fermare tutto?”
Certo, mettere fine al conflitto potrebbe frenare l’ascesa di Pechino in una Mosca sempre più dipendente dalla Cina. Sarebbe un risultato di rilievo. Ma l’asse Xi-Putin da un lato è saldo, dall’altro pesa in termini economici e geopolitici sulla stessa Cina, come indica l’allentamento del sostegno dell’India alla Russia.
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Inoltre, nella cooperazione-competizione strategica con Pechino, in cambio del costoso supporto ricevuto dalla Casa Bianca alla suicida linea antirussa perseguita, gli europei servono.
Lo conferma l’ultimo atto di autolesionismo compiuto in Europa su pressione USA: l’Olanda prende il controllo e di fatto blocca le attività di Nexperia, azienda cinese di chip e semiconduttori, decisiva nella catena del valore per l’automotive continentale, tedesco in particolare, ma ben poco rilevante in termini di sicurezza informatica, date le caratteristiche dei suoi prodotti.
Insomma, mentre Washington porta avanti la propria visione di interesse nazionale, discutibile ma lì sostanzialmente bipartisan, la domanda martellante sin dal 24 febbraio 2022 è: perché i governi e le storiche famiglie politiche della “vecchia Europa” (Popolari, Socialisti e Liberali) continuano a colpire il rispettivo interesse nazionale? Perché continuano leggere la Russia e a interpretare il turbolento scenario politico internazionale senza la Storia?
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Il Consiglio europeo di ieri poteva essere l’occasione per avviare una correzione di rotta: aprire un’offensiva diplomatica con il Cremlino; raccogliere il pressante invito della Shanghai Cooperation Organization (SCO) e dei BRICS per un ordine internazionale coerente con il pianeta multipolare; quindi, ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti.
Dopo dopo tre anni e mezzo di allucinazioni sull’“impegno per l’Ucraina fino alla vittoria”, di fronte alla penultima posizione degli USA, martedì i nostri in un format UE ridotto, ma con Starmer e Zelensky, avevano finalmente affermato: “Sosteniamo fermamente la posizione del Presidente Trump secondo cui i combattimenti dovrebbero cessare immediatamente e che l’attuale linea di contatto dovrebbe essere il punto di partenza dei negoziati”.
Il passo contestuale, senza dubbio difficile, per la tregua e poi per una pace sostenibile, avrebbe dovuto portare ad affrontate le cause dell’invasione, anche secondo la visione del nemico: la sicurezza nazionale della Russia. Invece, a Bruxelles, ieri hanno approvato il 19esimo pacchetto di sanzioni ed elencato una ventina di punti per accelerare su ReArm EU (senza alcun richiamo al debito comune per finanziare i programmi condivisi).
Unica nota sensata è il rinvio dell’autolesionistico intervento sugli asset della Banca centrale russa depositati in Belgio.
In sintesi, mentre il Segretario di Stato Rubio tratta con la sua controparte Lavrov, i 26 (l’Ungheria si chiama fuori) fanno il poliziotto miope più che quello cattivo.
Le classi dirigenti europee – della politica, dei media, della cultura, delle tecnostrutture –, largamente delegittimate in casa, tentano disperatamente di puntellarsi nella guerra permanente, sostenute dalle corporazioni finanziarie e militari, in primis statunitensi.
È una strada pericolosa. Senza uscita. Condanna a subalternità geopolitica e stagnazione economica. Aggrava le condizioni del lavoro e delle piccole imprese. Il presidente Macron e la coalizione CDU-SPD guidata dal Cancelliere Merz sono alla frutta.
Perché il governo italiano, ancora in salute, rimane in linea? Perché il principale partito dell’opposizione – il Pd – insiste a interpretare la Russia come “minaccia esistenziale” secondo il mantra ancora prevalente nel recente congresso PSE di Amsterdam?
Fonte: Il sussidiario.net – 24 Ottobre 2025

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