di Alessandro Volpi
È davvero incredibile anche solo immaginare, come fanno alcuni leader europei, che il pesante aumento delle spese per il riarmo della NATO sia un modo per rendere Trump più accondiscendente in materia di dazi. Provo a spiegare perché, partendo da un dato oggettivo: ad oggi i dazi doganali americani nei confronti delle merci europee, a differenza di quanto avvenuto con altre realtà statuali, a cominciare dalla Cina, non sono stati sospesi. Esistono i dazi del 20-25% su acciaio, alluminio e automotive e un dazio generale, aggiuntivo a quelli già esistenti, del 10%. Nel frattempo l’Unione europea, nonostante innumerevoli minacce, non ha applicato alcuna misura ritorsiva. Ma il punto è un altro. E’ evidente che Trump deve affrontare l’esplosiva situazione dei conti pubblici americani, il gigantesco debito federale, il conto degli interessi, il dollaro sempre più debole: ha bisogno quindi, certamente, di ridurre la spesa militare che, ormai, è inferiore a quanto gli Stati Uniti pagano per gli interessi sul debito, e in tal senso ha azzerato l’impegno finanziario in Ucraina, trasferendolo all’Unione europea, e ha “imposto” un aumento della spesa Nato agli stessi europei per ridurre l’esposizione finanziaria Usa. Ma a questa riduzione Trump vuole aggiungere, e non eliminare, le entrate provenienti dai dazi, che sono vitali per le6 entrate federali e che servono a mantenere al dollaro il carattere di valuta di riserva internazionale. Peraltro, proprio i paesi dell’Unione europea sono i destinatari più naturali dei dazi Usa, visto che, in termini di merci, il surplus commerciale europeo è superiore a quello di qualsiasi altra area del mondo e visto che le merci europee sono quelle più facilmente sostituibili da quelle americane, senza che questo generi effetti inflazionistici negli Usa. Trump, inoltre, sa benissimo che gli europei, con questa vera e propria sottomissione e con la dura ostilità manifestata verso Russia e Cina, si sono privati della possibilità di trovare altri mercati di sbocco e altre fonti di approvvigionamento energetico. Dunque, pensare che l’aumento delle spese europee per la Nato significhi meno dazi è una vera e propria follia, che accentua ancor di più il servilismo del Vecchio Continente, costretto a ridurre la spesa sociale, smembrando il Welfare e alimentando la polemica antieuropea, a comprare armi in buona misura americane, o di società europee in cui è presente un forte azionariato dei grandi fondi Usa, e a ridurre il costo delle proprie merci da esportare negli Stati Uniti – in sintesi a ridurre le retribuzioni dei lavoratori e delle lavoratrici – per non perdere competitività pagando i dazi. Ma forse come detto più volte i leader europei filoyankee stanno scommettendo tutto sulla possibilità che il riarmo con soldi pubblici faccia lievitare una bella bolla finanziaria in grado di remunerare i ricchi azionisti, raccontando al resto della popolazione che la guerra è alle porte. Per dare un dato chiaro, e ineccepibile: il titolo Rheinmetall, già alle stelle, stamani, dopo la chiusura del vertice Nato, ha guadagnato il 46%!!!!
Fonte: web
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