Di Carla Gentili

Chiacchiere inutili sulla banalità senza confini di un male senza confini: una informe palude grigia, anzi plumbea, in cui rischiano di affogare ogni coraggio, ogni ragione, ogni pietà
Ovvero
Chiacchiere inutili sulle chiacchiere altrui (probabilmente altrettanto inutili)
Ovvero
Dum (in)Europa consulitur , Palaestina, vel Humanitas, expugnatur
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E così sembrano quasi tutti d’accordo in Europa nel riconoscere lo Stato di Palestina, o meglio (tranne pochissime eccezioni come quella del governo spagnolo di Pedro Sanchez ) nell’annuncio di essere intenzionati a riconoscerlo.
Nel frattempo ci si limita a paternalistici rimbrotti (come quello del nostro Presidente della Repubblica) rivolti
a Israele, affinché non indulga a ulteriori eccessi di “uccisioni indiscriminate”…
Nell’attesa che tali severe ma composte esortazioni e minacce dispieghino i loro pedagogici improbabili effetti, Israele può naturalmente continuare a fare quello che ha cominciato a fare da molto, molto tempo, ben prima del 7 ottobre 2023: occupare con la forza, devastare ferocemente e “svuotare” di popolazione palestinese residente i territori residui, da ultimo con particolare e sollecita attenzione ai bambini, affinché non crescano nell’odio antisemita, cioè non crescano proprio…
Nel frattempo, intellettuali “democratici”, anche ebraici, potranno
continuare le loro disquisizioni terminologiche su genocidio sì, genocidio no, genocidio forse.
Disquisizioni, a mio modo di vedere, assurde in sé, indipendentemente dalla appropriatezza lessicografica o dalla brillantezza dialettica: assurde per il solo motivo di essere praticate fino allo sfinimento, con l’esito inevitabile, e forse voluto, di spostare l’attenzione dalle cose, anzi dai fatti e dagli atti e dalle persone, alle parole, ai cosiddetti “significanti”, che però, per effetto della generale insensatezza in cui si impigliano, non possono che svuotarsi, paradossalmente, di ogni significato, ribaltandosi nel loro contrario: in-significanti, appunto.
Il mondo alla rovescia, come al solito, coinvolge parole e cose, azioni e inazioni: e invece di agire si chiacchiera, a vuoto.
Un mondo alla rovescia che precipita all’ingiu’, verso un cupo inferno informe, al di sotto della soglia minima dell’umano.
E non è certo una grande consolazione dover constatare che l’unica “reazione civile”, per così dire, dei governanti europei contro ciò che di scandalosamente ingiusto ed efferato
si sta consumando
in Palestina – l’intenzione appunto, di riconoscerne lo Stato, quantunque uno Stato senza territorio e più che decimato nella sua popolazione – ha tutte le caratteristiche della cinica ipocrisia o dell’ignavia antinfernale, o della subumana, tutt’altro che divina, indifferenza:
una paludosa e indefinibile zona grigia, insomma, dove il male, nella sua stupefacente banalità – quella del “lavoro sporco”, utile a chi se ne lava pilatescamente le mani -, sembra inghiottire nel suo gorgo vorace ogni residua resistenza ad esso, ogni coraggio, ogni ragione, ogni pietà.

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