di Alessandro Volpi

A proposito di democrazie occidentali. Vorrei provare a mettere insieme due vicende, molto diverse tra loro, ma che chiariscono bene il carattere profondamente fariseo delle democrazie occidentali, a partire da quella degli Stati Uniti.
La prima vicenda è quella di Francesca Albanese che forse molti conoscono ma che penso meriti una sottolineatura. Riassumendo molto una questione di grande rilievo, è forse sufficiente ricordare che Francesca Albanese svolge l’incarico di relatrice speciale delle Nazioni Unite nei Territori palestinesi. In questa veste collabora con la Corte Penale Internazionale nelle indagini nei confronti dei crimini commessi dai leader israeliani. Per una simile ragione è stata oggetto, insieme a membri della Corte penale, di sanzioni personali da parte dell’Amministrazione Trump perché accusata di “danneggiare” con il suo operato le principali società economiche e finanziarie americane. In pratica le indagini su Nehanyahu e sugli interessi economici nella attuale situazione di Gaza hanno determinato l’adozione di sanzioni pesantissime nei confronti dell’Albanese, a cui sono stati congelati i beni posseduti negli Stati Unite e sono vietate le transazioni finanziarie mentre sono contemplate durissime misure nei confronti di chiunque abbia relazioni economiche con lei, compresi i familiari. Il dato ancora più impressionante però è costituito dal fatto che la limitazione delle operazioni finanziarie nei confronti di Albanese non vale solo negli Stati Uniti ma in tutti i paesi che hanno rapporti con gli Stati Uniti. In questo senso, l’inserimento della Albanese nella lista dei soggetti sanzionati le preclude la possibilità di aprire un conto corrente anche in Italia per la paura da parte delle banche italiane, di incorrere nelle ritorsioni americane e quindi di essere escluse dai circuiti di pagamento internazionale. In estrema sintesi, la vicenda Albanese dimostra quanto la finanza europea sia totalmente dipendente da quella Usa che ha la forza, gli strumenti e paradossalmente le regole per minacciare qualsiasi soggetto bancario tanto da impedire ad una libera cittadina italiana di aprire un conto corrente in Italia.
La gravità della situazione è dimostrata dal fatto che neppure Banca Etica ha accettato di aprire un conto a Francesca Albanese.
Viva la democrazia occidentale.
La seconda vicenda ha a che fare con The Great Trust, il progetto di trasformare Gaza in un resort per ricchi. In realtà il piano concepito dall’Amministrazione Trump, con la partecipazione di ex leader progressisti europei e con consulenze di altri politici liberaldemocratici, prevede di dar vita a 10 grandi progetti immobiliari e infrastrutturali per fare di Gaza una formidabile occasione di affari con una collocazione economica strettamente legata alle petromonarchie del Golfo. Per fare tutto ciò naturalmente bisogna allontanare da Gaza tutti i palestinesi perché, secondo The Great Trust, la loro presenza è troppo costosa ed il costo viene pure quantificato. L’allontanamento avverrebbe invece, dopo la pressoché totale distruzione di tutto quanto esiste a Gaza e dopo una vasta decimazione della popolazione, con un processo di “tokenizzazione”. In altre parole, The Great Trust – dunque le società immobiliari e finanziarie che lo sostengono, guidate da Blair e soci, proporrebbe, in maniera unilaterale, ai palestinesi che hanno proprietà a Gaza una quantificazione in token (in gettoni) dei loro beni. Dopo questa operazione i palestinesi devono lasciare Gaza “beneficiando” di un sostegno di 5000 dollari e di un anno di cibo (!!!) per trasferirsi altrove.
Il Piano non spiega certo dove e come avverrebbe la garanzia del cibo, ma una cosa è certa: i palestinesi non possono rientrare prima di 10 anni, terminati i quali – e qui arriva davvero lo schifo – possono usare i mitici gettoni per comprarsi un appartamento nelle nuova, favolosa Gaza. Ora è evidente che nel progetto di The Great Trust sono contemplati solo appartamenti di lusso dai prezzi esorbitanti, pensati per super ricchi arabi e occidentali. Dunque, i palestinesi non avranno altra scelta – se non lo hanno già fatto – di cedere i loro poveri gettoni a società immobiliari, partecipate dai fondi finanziari, incaricate di raccoglierli e riunire i tanti piccoli quantitativi dei palestinesi in somme con cui tali società compreranno gli appartamenti lussuosi da destinare a clientele consone.
Di nuovo, viva le democrazie occidentali e il loro distorto mercato che, dopo anni di bombardamenti, paga i palestinesi con gettoni artificialmente creati e di ben poco valore per organizzare una pulizia etnica mascherata da scelta volontaria di una colossale fregatura.
Fonte: pagina Facebook di Alessandro Volpi, Venerdì 5 Settembre 2025

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