di Elena Basile

Le sanzioni europee a Jacques Baud, politologo e analista del conflitto russo-ucraino, ex colonnello dei servizi svizzeri in pensione, sono un atto di una gravità assoluta che indica la trasformazione dell’Ue in un regime in grado di abolire le libertà costituzionali create nel Secondo dopoguerra.
Il silenzio sulla maggior parte dei media mainstream è inquietante. Il Consiglio di politica estera e di sicurezza, composto dai rappresentanti degli Stati membri e guidato dall’Alto Rappresentante, l’estone Kallas, ha congelato il 16 marzo i beni e i conti correnti di Baud al quale viene anche impedita la libera circolazione sul territorio europeo.
Il potere esecutivo dell’Ue colpisce un cittadino svizzero, ex funzionario della Nato, per avere analizzato il conflitto russo-ucraino nei suoi numerosi libri in maniera non allineata alla narrazione occidentale, basata sulla negazione dei fatti accaduti.
Non è un organo giudiziario che dopo avere accertato i fatti e ascoltato la difesa di Baud condanna l’imputato alle sanzioni.
È un organo esecutivo che colpisce un cittadino inerme senza dargli alcuna possibilità di difesa.
A chi dovrebbe ricorrere Baud?
Alla Corte europea per vedere rispettati i suoi diritti individuali cancellati dalle istituzioni europee? La Corte era stata in effetti concepita per proteggere a nome dell’Europa i cittadini europei contro il potere nazionale.
Siamo chiaramente in una situazione tragicomica.
Jacques Baud, insieme agli statunitensi Jeffrey Sachs e John Mersheimer, era un punto di riferimento per coloro che cercavano fonti libere e attente sul conflitto russo ucraino.
La Kallas intende mettere sotto sanzione anche Sachs e Mersheimer?
Non vi è nulla di quanto affermato da Baud che non sia patrimonio comune di tanti altri analisti, inclusa la sottoscritta, autori di questa testata.
L’accusa di essere un propagandista russo dovrebbe essere basata su accertati legami dell’analista con il Cremlino.
Si è propagandisti quando si ricevono fondi e prebende dal potere. Situazione consona piuttosto a quella vissuta da accademici e giornalisti, che scrivono sui giornali più letti, e dal loro allineamento alla propaganda europea e Nato ricevono oggettivi favori in termini di visibilità e carriera.
Essere un propagandista significa affermare che la guerra in Ucraina è stata provocata dall’Occidente e ideata a partire dal 1997, anno in cui venne sostituita l’Osce con la Nato?
Che lo affermi anche Putin (non ho idea se lo faccia o meno) non significa a priori che la ricostruzione non sia vera e comunque meritevole di attenzione.
Jacques Baud è accusato di teorie cospiratrici in quanto ha riferito le dichiarazioni di Oleksij Arestovich, consigliere di Zelensky, il quale prima che scoppiasse la guerra aveva già affermato che l’ingresso nella Nato sarebbe avvenuto in virtù di una guerra con la Russia.
Come sappiamo, gli stessi giornalisti del New York Times hanno scritto che a partire dal 2014 gli anglosassoni hanno addestrato, armato e reso compatibile con la Nato l’esercito ucraino.
Povero paese ostaggio, poveri ragazzi ucraini costretti a combattere perché il loro paese non poteva essere come l’Austria o la Svizzera, un Paese neutrale!
Si è quindi propagandisti russi se si affermano verità storiche e si ha la sfortuna che le stesse siano illustrate anche dal Cremlino?
Ma se anche Baud avesse simpatie ideologiche per la Russia (cosa che non ha senso in quanto Mosca non è più il rivale ideologico, faro del comunismo internazionale) e fosse portato a scrivere libri critici verso la narrazione occidentale, non sarebbe nel suo pieno diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero?
L’Ue considera quindi morte le libertà costituzionali.
Siamo entrati in uno Stato di eccezione che abolisce i diritti individuali e le garanzie iscritte negli stessi trattati europei?
Il presidente Mattarella dovrebbe spiegare agli italiani quando è stata dichiarata la guerra alla Russia e con quale coinvolgimento del Parlamento.
Dovremmo tutti autodenunciarci come traditori della Patria per non pensarla come Parsi e Camporini?
Come Mieli e Panebianco? Che vengano stabiliti campi di rieducazione per i liberi pensatori non omologati!
Abbiamo almeno il diritto di capire cosa è possibile e cosa non lo è più?
Saremo schedati se assistiamo a un concerto russo o se assistiamo a una conferenza all’ambasciata russa?
Stefan Zweig nel “Mondo di ieri” ci racconta come alla vigilia della Prima guerra mondiale l’odio dei francesi verso i tedeschi e viceversa fosse arrivato a tal punto che non era più possibile leggere i libri del paese considerato nemico. Piccola feroce umanità che ripete gli stessi crimini.
In “Approdo per noi naufraghi ” analizzo il deficit di legittimità democratica dell’Ue, la mancanza di divisione dei poteri, la transizione delle oligarchie liberali verso l’autoritarismo.
Siamo tutti in pericolo.
Fonte: Il Fatto Quotidiano, Venerdì 19 Dicembre 2025

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