di Roberto D’Agostino

La guerra condotta dagli Stati Uniti alla Russia tramite l’Ucraina aveva due motivazioni fondamentali. La prima era la prospettiva strategica nata e sviluppata durante gli anni novanta volta al progressivo indebolimento e possibilmente allo sfaldamento della Russia come stato unitario. La seconda era la volontà di impedire che Europa e Russia saldassero i propri interessi in un quadro di collaborazione economica e poi forse anche politica, diventando così un formidabile competitore nei confronti dell’egemonia americana.
Il colpo di stato contro Yanukovich che aveva vinto le elezioni del 2009/10 su una piattaforma di neutralità e approvato una legge che codificava la neutralità del’Ucraina, insieme alle successive operazioni militari condotte dal battaglione nazista Azov contro le regioni etnicamente russe, e al rifiuto, di cui si è vantato Stoltemberg, di prendere in considerazione le bozza di trattato presentate dalla Russia volte a ripristinare i principi di sicurezza indivisibili dell’Osce, sono stati i momenti scatenanti della guerra che hanno fatto scattare la famosa e citatissima “trappola di Tucidide” (grazie Canfora!).
L’Europa che a partire dagli anni novanta si è comportata da vassallo silente degli Stati Uniti partecipando a tutte le guerra da questi scatenate nel mondo, si è immediatamente accodata anche nel caso della Russia, buttando a mare gli importanti tentativi di Schröder e della Merkel (e dello stesso Berlusconi) di avvicinamento alla Russia, simbolicamente e concretamente rappresentati dalla realizzazione dei gasdotti Nord Stream non a caso fatti saltare dall’Ucraina su mandato statunitense all’inizio delle guerra.
Questi piani si sono rivelati clamorosamente sbagliati per una parte e drammaticamente giusti per un’altra.
La Russia invece di perdere la guerra, come da tutto il mainstream pronosticato, l’ha vinta; invece di indebolirsi si è potentemente rafforzata, sia dal punto di vista militare, che economico, che, soprattutto, geopolitico.
La strategia USA si è tuttavia rifatta con gli interessi nei confronti dell’Europa, impoverita dal sostegno economico dato all’Ucraina, dai costi raddoppiati dell’energia, dalla perdita di mercati fondamentali, dal ricatto sui dazi a cui non sa contrapporsi, dall’impegno a spese militari insostenibili e paradossali, dalla sua certificata irrilevanza politica, dalla rottura strategica con un partner indispensabile come la Russia.
Di questa situazione ha preso atto e contemporaneamente ha approfittato Trump, pur con le contraddizioni esistenti all’interno del deep state americano.
La guerra ucraina non è più un’opzione, ma un peso di cui liberarsi, per potere ricominciare a fare affari con la Russia e, attraverso gli affari, tentare di staccarla dalla Cina.
L’Europa, inesistente come entità politica, è tuttavia formata da Paesi ad alto reddito da mungere imponendo la vendita di armi e energia e imponendo dazi che hanno soprattutto lo scopo di tentare di trasferire imprese dall’Europa agli USA.
Gli orizzonti strategici degli USA sono diventati: il cortile di casa, i paesi del sud America, attraverso il rilancio di una politica neocoloniale che contempla anche l’uso delle armi, la Groenlandia che prima o poi forse verrà attaccata, e il confronto con la Cina le cui modalità non sono attualmente prevedibili.
Ciò non significa che la guerra abbia esaurito il suo potente ruolo di motore del capitalismo, significa solo che sono cambiati gli scenari e forse i teatri di guerra.
Oggi incatenati a una guerra che non verrà combattuta, ma prolungata per logoramento, per evidente disparità di forze, sono rimasti i paesi europei che si sono creati il nemico esistenziale immaginario allo scopo di conculcare la democrazia e continuare a spendere in armi per compensare le perdite in tutti gli altri settori. Immersa in una bolla di colpevole incompetenza, l’Europa giunta al fondo con il cosiddetto sostegno all’Ucraina che si è risolto in centinaia di migliaia di morti e nella distruzione di un paese che toccherà a noi ricostruire, si è messa a scavare per scendere ancora più in basso.
Le lancette dell’orologio nucleare si sono spostate indietro di qualche minuto perchè USA e Russia non hanno alcuna intenzione di farsi la guerra, Trump ne ha avuto abbastanza di sconfitte e Putin ha raggiunto i suoi obiettivi nei confronti della NATO, e il ridicolo spirito guerresco dei vari Macron, Starmer, Mertz per non parlare dei nani nordici e baltici può solo contribuire a generare altri morti ucraini, ma non ha alcuna possibilità di innescare uno scontro militare diretto con la potenza nucleare russa.
L’Europa, vale a dire il traino anglo-europeo dominante sta scavando per andare ancora più a fondo in quanto segue esattamente la strada opposta a quella che sarebbe necessaria.
La stretta alleanza con gli USA (che sono il vero nemico dell’Europa), il riarmo paese per paese in vista della difesa contro un nemico inesistente che avrà come esito il drammatico accentuarsi delle diseguaglianze per l’impoverimento di vasti strati di popolazione, la convinzione di imporsi tra le grandi potenze attraverso una nuova postura bellicista, il rifiuto di vedere come l’altra parte del mondo cresce e crescerà sempre di più per motivi ampiamente descritti e che qui non riprendo, basandosi su un sistema di rapporti fondato sulla collaborazione competitiva e non sul dominio di potenza, sono i fattori che accentueranno la rovina e l’irrilevanza dell’Europa.
La strada che dovrebbe essere seguita è esattamente la strada opposta: gli ottocento miliardi dovrebbero essere spesi in welfare, ricerca e sviluppo per superare il gap nei confronti di mondi concorrenti e ridare senso alle nostre specificità culturali puntando sul quel tipo di egemonia; i nostri rapporti economici, politici e culturali dovrebbero abbandonare la tradizionale subalternità oltreatlantica e aprirsi al vasto mondo al di fuori del morente occidente, tentando di riallacciare un dialogo con la Russia, attraverso un rapporto con il sistema BRICS e riconnettendoci alla Via della Seta. Naturalmente ciò comporta, oltre al cambio di una classe dirigente meschina e incapace, la definizione di una nuova architettura europea che si ri-fondi non sulla quantità dei componenti, ma sull’omogeneità dei fondamenti culturali e di destino.
Fonte: pagina Facebook di Roberto D’Agostino, 9 dicembre 2025

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