Set 24, 2025 | Articoli

Domenico Gallo

Domenico Gallo

La Flotilla verso Gaza: Israele minaccia e il Governo italiano tace

23-09-2025 – di: Domenico Gallo

Nel rapporto presentato il 16 settembre (analisi della condotta di Israele alla luce della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di Genocidio) la Commissione d’inchiesta del Consiglio ONU dei Diritti umani, ha descritto e confermato le condotte genocidiarie di Israele, già denunciate in precedenti rapporti della relatrice speciale Francesca Albanese, di Amnesty International, della israeliana B’Tselem e di autorevoli studiosi dell’olocausto come Amos Goldberg. Il valore aggiunto di questo rapporto deriva dalla autorevolezza della fonte che interpella tutti i membri delle Nazioni Unite e richiama gli Stati alla loro responsabilità di fronte alle obbligazioni che nascono dalla Convenzione per la prevenzione e repressione del genocidio. Questo rapporto smaschera l’ipocrisia dei governi che fanno finta di non vedere e nascondono sotto il tappeto le denunce delle organizzazioni per i diritti umani. Per il Governo italiano questo rapporto vale come una sorta di notifica ufficiale del fatto che a Gaza Israele stia consumando un genocidio, una parola che ha un denso significato giuridico dal quale derivano delle conseguenze legali.

Anche alla luce di questo rapporto deve essere valutato il comportamento evasivo delle autorità italiane rispetto alla missione della Global Sumud Flotilla. Nelle sue comunicazioni al Senato l’11 settembre il Ministro Tajani ha dichiarato: «Seguiamo da vicino anche la vicenda della Global Sumud Flotilla. Ai 58 cittadini italiani che partecipano all’iniziativa garantiremo assistenza diplomatica e consolare, come abbiamo sempre fatto per i cittadini italiani fermati in Israele per iniziative analoghe. Ho chiesto all’Unità di crisi del Ministero di restare in stretto contatto con la portavoce italiana della Flotilla». Di fronte a tale posizione, che guarda alla missione con malcelato fastidio, sono necessarie alcune precisazioni.

La missione della Flotilla, composta da numerose imbarcazioni con a bordo cittadini di oltre 44 nazioni ha lo scopo di consegnare aiuti umanitari essenziali (cibo e forniture mediche) alla popolazione palestinese. Questa azione non solo è perfettamente lecita, ma si rende necessaria a causa di una situazione disperata a Gaza, caratterizzata da una carestia ufficialmente riconosciuta (IPC e Bollettino UNWRA del 01/09/2025) e causata dal blocco illegale da parte del Governo israeliano dei rifornimenti essenziali di viveri e medicinali per la popolazione di Gaza, come ben evidenziato dal rapporto della Commissione ONU.

Il blocco delle coste di Gaza praticato da Israele è assolutamente illegale alla luce del diritto bellico, della Convenzione sul genocidio e di tre ordinanze esecutive della Corte internazionale di Giustizia dell’ONU. Israele, come Potenza occupante ha la facoltà di controllare le acque territoriali di Gaza ma è soggetta agli obblighi (che disattende tutti) di proteggere la popolazione dei territori occupati previsti dalla IV Convenzione di Ginevra (1949), in particolare l’art. 23 prevede che debba essere consentito il passaggio dei rifornimenti alimentari essenziali per la popolazione. Ma ancor più delle norme umanitarie del diritto bellico, sono vincolanti per Israele le misure provvisorie per la prevenzione del genocidio, adottate dalla Corte internazionale di Giustizia con le ordinanze del 26 gennaio, 28 marzo e 24 maggio 2024, che hanno imposta ad Israele di consentire e agevolare il rifornimento di tutti i beni essenziali per la vita della popolazione (cibo, acqua, medicine, carburanti). Il blocco dei rifornimenti dei beni essenziali per la vita della popolazione rientra a pieno titolo in una delle condotte che integrano il delitto di genocidio (il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica totale o parziale).

Pertanto non può essere attribuita alla Global Sumud Flotilla la “sfida” di forzare il blocco istituito da Israele alle coste di Gaza, la questione deve essere rovesciata: è Israele che “sfida” la Comunità internazionale con la sua aperta ribellione al diritto internazionale e alla Corte internazionale di Giustizia, avendo manifestato l’intenzione d bloccare con la forza tutte le imbarcazioni che trasportano aiuti umanitari essenziali per la popolazione di Gaza e di arrestare gli equipaggi. La conseguenza di questa situazione è la mancanza di ogni base legale per le azioni coercitive che Israele dovesse intraprendere contro la Flotilla e i suoi equipaggi. Queste azioni ricadrebbero nell’ambito del diritto penale ordinario: l’arresto degli equipaggi costituirebbe un sequestro di persona, la loro detenzione nelle carceri israeliane integrerebbe il reato di tortura, il sequestro delle barche il reato di rapina. Se, durante il viaggio in alto mare venissero sganciati degli ordigni esplosivi contro le imbarcazioni della Flotilla, sarebbe integrato il reato di strage.

La missione della Global Sumud Flotilla è una straordinaria mobilitazione della società civile internazionale che mira a scalfire la condizione di fame e di morte imposta alla popolazione palestinese. Sull’Italia, come su tutti gli Stati terzi, grava l’obbligo di fare quanto in suo potere per arrestare il genocidio. Il Governo italiano non può stare a guardare e limitarsi a fornire assistenza consolare ai cittadini italiani eventualmente arrestati. Innanzitutto deve ammonire Israele a porre fine al blocco illegale delle coste di Gaza, consentendo alla Flotilla di raggiungere Gaza senza ostacoli. In secondo luogo deve attivare gli strumenti operativi dell’Unione Europea volti a garantire il monitoraggio e la sicurezza della navigazione nel Mar Mediterraneo, come il programma di sorveglianza marittima Security Service (SASA) e l’Agenzia europea per la sicurezza marittima (EMSA), che fornisce supporto contro atti illeciti in mare, come pirateria, terrorismo e violenza marittima. Se la Russia inviasse dei droni per colpire la Flotilla, immediatamente si metterebbe in moto un meccanismo di sorveglianza e di contrasto. La stessa cosa deve avvenire per gli attacchi con droni alle imbarcazioni della Flotilla, che Israele ha già compiuto e che potrebbe ripetere. Questi attacchi costituiscono delle forme di aggressione contro la libertà di navigazione simili alla pirateria e come tali devono essere contrastati. I responsabili di eventuali atti illeciti contro cittadini italiani devono essere processati dai Tribunali italiani. Perché l’autorità giudiziaria italiana possa procedere, però, è necessaria la richiesta del Ministro della giustizia, ai sensi dell’art. 8 del codice penale. In questo caso la richiesta di procedimento sarebbe un atto dovuto alla luce degli obblighi nascenti dalla Convenzione sul genocidio. Infatti ogni impedimento da parte di Israele alla missione della Flotilla sarebbe strumentale al proseguimento del genocidio in corso al quale l’Italia ha il dovere di opporsi.

Intanto 16 Stati (Turchia, Bangladesh, Brasile, Colombia, Indonesia, Irlanda, Libia, Malesia, Maldive, Messico, Pakistan, Qatar, Oman, Slovenia, Sudafrica e Spagna) hanno emesso una dichiarazione congiunta con cui «esprimono la loro preoccupazione per la sicurezza della Global Sumud Flotilla» e invitano Israele «ad astenersi da qualsiasi atto illecito o violento contro la Flottiglia e a rispettare il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario», ammonendolo che «qualsiasi violazione del diritto internazionale e dei diritti umani nei confronti dei partecipanti alla Flottiglia, inclusi attacchi contro le imbarcazioni in acque internazionali o detenzioni illegali, comporterà l’assunzione di responsabilità». Superfluo dire che tra gli stati firmatari della dichiarazione non c’è l’Italia. A questo punto dobbiamo chiederci se la pavidità delle nostre autorità politiche si tradurrà, nel caso, in denegata giustizia e giungerà al punto di garantire l’impunità di Israele anche per gli eventuali delitti commessi in danno dei cittadini italiani.

Domenico Gallo

Domenico Gallo

Nato ad Avellino l'1/1/1952, nel giugno del 1974 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all'Università di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell'arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 è rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 al dicembre 2021 è stato in servizio presso la Corte di Cassazione con funzioni di Consigliere e poi di Presidente di Sezione. E’ stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019), il Mondo che verrà (edizioni Delta Tre, 2022)

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