Ago 18, 2025 | Articoli

LA GUERRA SILENZIOSA, PRIMA DI TUTTE LE ALTRE

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Se sbarcassero sulla vostra spiaggia adesso, mentre state giocando a racchettoni, così come arrivano malnutriti, spaventati e disperati, fareste a gara per aiutarli.
Capireste che viaggiano proprio così, come mille volte hanno raccontato i soccorritori, con le bambine e i bambini al centro del gommone, intrisi dei liquami di tutti i passeggeri e ustionati dalle perdite di carburante del motore.
Vedreste le donne e le persone anziane nell’anello concentrico successivo e gli uomini giovani sul bordo.
Ma se voi li vedeste, tutti, non solo donne e bambini, io vi assicuro che vi cavereste le magliette di dosso per vestirli e quando vi racconterebbero della Libia andreste voi stessi sotto ai palazzi del potere a pretendere che quegli accordi vengano revocati.
A nessuno verrebbe in mente di dire “rimandateli a casa loro” perché loro vi direbbero cos’è “casa loro” e a pensarci bene sapreste che quella “casa” è ridotta così dal colonialismo dell’Occidente, indirettamente il vostro.
Ma purtroppo non sono sbarcati sulla vostra spiaggia, sono naufragati a 14 miglia dalla costa europea.
Questa è la guerra silenziosa iniziata prima di tutte le altre con una sapiente disumanizzazione e costruzione del nemico, con l’uso calcolato di un codice linguistico bellico ovvero “invasione” e “difesa”, con una quantità di perdite di vite umane che sarebbe equiparabile a un conflitto armato se solo potessimo calcolarle. Ma non possiamo, non siamo in grado, non lo sappiamo quanti gommoni affondano ogni notte perché il punto è un altro: non è ancora universalmente condiviso che quelle morti siano “vittime”.
Sul rifiuto di tutto questo, sulla declinazione di un paradigma alternativo si gioca la visione di un altro mondo possibile e su esso la sopravvivenza di un pensiero di sinistra in questo Paese. Non è una questione di sola umanità, solidarietà, mutualismo, non è una questione di buoni sentimenti o come comunemente denigrano “buonismo”, è un fatto politico: è un’interpretazione della realtà in cui la paura non diventi strumento per il dominio delle masse, in cui vengano rappresentati, incarnati i desideri realmente umani e l’essenza concreta del giusto.
Una ragazza somala tra i sopravvissuti ha perso il marito e la figlia di 11 mesi, non sono stati salvati.
Gli operatori e le operatrici della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza in servizio nelle ore del naufragio di Cutro sono sotto indagine.
A questa notizia il popolo del web ha risposto sconvolto, chi scrive ha studiato i commentini come il fenomeno antropologico complesso che mostrano ovvero l’incredulità verso il fatto che chi indossa una divisa possa essere indagato e non possa, nel migliore dei casi, quantomeno sbagliare.
Invece è proprio così, chiunque non salva sbaglia e i fuori legge, non eravamo, non siamo, non saremo mai noi delle Ong.
Immaginate la bimba di 11 mesi in mare, se vi serve per capire, se è proprio necessario per innescare una reazione umana, immaginate che sia bianca.

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