Ago 30, 2025 | Articoli

IN CINA IL SUMMIT DI 20 GRANDI

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IL VERTICE DEL NON-OCCIDENTE: “ VOI SIETE LA GUERRA, NOI LA PACE”

INDIA E CINA, NUOVO ASSE CONTRO IL BULLO TRUMP

E’ decisamente la settimana della Cina, che si propone come oculato regista impegnato nella progettazione del nuovo ordine multipolare dopo il tramonto del secolo americano. Il 31 agosto si aprono le danze a Tianjin, con il summit dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), e il 3 settembre si chiuderanno, con una grande parata militare per festeggiare gli 80 anni trascorsi dalla vittoria nella guerra mondiale antifascista.

La storia si intreccia così alla geopolitica. Il richiamo alle radici antifasciste dell’ordine mondiale serve per demolire la narrazione giapponese, che rimuove l’alleanza criminale con Italia e Germania al fine di indossare le vesti di paese aggredito. Non a caso Pechino rimarca il ruolo essenziale avuto da Urss e Cina nella costruzione di un assetto internazionale a lungo basato sulla coesistenza pacifica. Da questi due Stati non si può prescindere nella delimitazione di un nuovo equilibrio globale.

In un sistema di relazioni internazionali disordinato, il Dragone lancia l’immagine di una grande potenza di pace, che non ha mai promosso guerre per procura e non ha mai occupato neppure un centimetro di terra in conquiste e usurpazioni belliche.
Il laeder Xi ha invitato all’evento del giorno di san Valentino 26 paesi, tutti gli Stati vicini (anche quelli con cui c’è qualche dissapore, come il Vietnam), i laeder dei partiti comunisti fratelli (Cuba) e, unico fra gli europei (oltre al presidente della Serbia), il premier slovacco Fico.

Ospite di riguardo, ad entrambe le iniziative, è Putin, ricevuto con tutti gli onori sia in qualità di erede dell’Armata rossa che come laeder destinatario di un partenariato strategico “prioritario”.

Le mosse della Repubblica popolare si ispirano, nel governo degli attuali conflitti e nella risoluzione dello scottante problema di Taiwan, al principio della soluzione negoziale. Anche con la sfilata del proprio arsenale militare, l’obiettivo diplomatico è quello di mostrare “una forza sufficiente per sottomettere il nemico senza combattere”.

Meno scontata, rispetto all’accoglienza tributata alla Russia, è la presenza a Tinijin del premier indiano Modi. E’, senza ombra di dubbio, un successo eccezionale che rivela la capacità attrattiva di Pechino. Insieme al capo di governo di Nuova Delhi, la Cina è peraltro riuscita a coinvolgere nello stesso tavolo anche il laeder del paese nemico, il Pakistan, contro il quale recentemente risuonavano i colpi di cannone.
La stampa americana ha interpretato l’avvicinamento tra Cina e India come un semplice effetto dell’aggressiva politica non convenzionale di Trump sui dazi imposti contro paesi (un tempo) alleati visti come fonti di lucro. Già a Mosca, però, a margine di un incontro dei Brics precedente l’avvento del tycoon alla Casa Bianca, Xi e Modi si erano appartati per concordare l’opportunità di attutire gli attriti (i confini e gli scontri alla frontiera, il Tibet) e, al posto delle ruggini recenti (interruzione delle linee aeree dirette, divieto di Tik Tok), far prevalere gli interessi comuni alle due potenze globali in celere ascesa. La folle politica delle tariffe, che penalizza fortemente l’India, vittima di un balzello del 50 per cento come ritorsione per aver acquistato petrolio russo, ha reso ancor più urgente, per resistere al “bullo” (come i cinesi chiamano il comandante in capo di Washington), la ripresa dei rapporti bilaterali tra Nuova Delhi e Pechino.
I media americani ironizzano sul tentativo di Modi e Xi di comportarsi come partner non rivali, e parlano di “un drago e un elefante che danzano insieme”.
In realtà la ricerca di relazioni stabili e costruttive tra i due giganti asiatici procede con misure simboliche (apertura agli indiani dei luoghi di pellegrinaggio tibetani) e strategiche (senza le terre rare cinesi ben 50 case automobilistiche indiane marcerebbero verso il fallimento).
Se si considera che nelle adunate dei Brics proprio all’India toccava fare da guastafeste per inibire ogni incisiva iniziativa delle nuove economie tesa ad affrancarsi dalla dittatura commerciale del dollaro, il viaggio di Modi non può certo essere sottovalutato.

Sarà anche un laeder in disgrazia, messo sotto tutela dall’oligarchia di partito e preso a cattive parole in pubblico dalla moglie di Lula, come informa, si fa per dire, il Corriere della sera, ma Xi gioca con autorevolezza e tranquillità le sue carte per disegnare un nuovo ordine multipolare “più democratico ed equo”, come egli ama dire.

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