Ago 21, 2025 | Articoli

IL REALISMO HA PREVALSO:UMILIATI ZELENSKY E LA UE

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Si segue con disagio lo spettacolo della politica a cui i media ci hanno abituato. In mancanza di sostanza, ci si sofferma sui motteggi. I protagonisti sembrano piuttosto divertiti dell’attenzione mondiale e agiscono come attori provetti. I pettegolezzi trionfano, gli analisti diventano comari sedute di fronte casa, pronte a commentare i dettagli in un vuoto strategico.
Intanto le vittime non hanno voce, le stragi continuano, e sono strumentalizzate da classi dirigenti senza scrupoli. L’opinione pubblica partecipa alla politica, schierata come in una partita di calcio.

Poco si sa di quanto i due leader si siano veramente detti in Alaska. Il vertice è tuttavia una tappa storica per la ricomposizione delle relazioni tra Washington e Mosca azzerate dai predecessori democratici di Trump.
Il realismo ha prevalso.
Il debito impazzito e la difficoltà di collocare i Buoni del Tesoro sono la principale preoccupazione di Washington.
Le sanzioni secondarie all’India per bloccare l’importazione di petrolio dalla Russia hanno avuto l’unico risultato di ricompattare all’interno dei Brics il partenariato Russia-Cina-India.

La cooperazione bilaterale Washington-Mosca è piena di opportunità per entrambi i Paesi. La collaborazione tra imprese, sulle terre rare, nell’Artico, nello spazio, nell’High Tech e nell’IA, può portare a profitti non trascurabili.
L’eliminazione graduale
delle sanzioni serve all’economia russa che, sebbene sia riuscita a reagire diversificando la produzione e appoggiandosi a solide alleanze con i Brics, non può non soffrire nel lungo periodo della guerra economica occidentale. Il ritorno di Exxon Mobil nel progetto petrolifero Sakhalin 1 che porta il gas russo al Giappone è emblematico.

Se il ritorno alla collaborazione economica, energetica e finanziaria è oggettivamente una scelta utile ai due Paesi, la loro vicinanza dal punto di vista geopolitico è più difficile da analizzare.
Per Putin è evidentemente un successo. Uscire dall’ostracismo isterico a cui lo avevano costretto i Dem Usa e i loro accoliti europei, manovrando la Corte penale internazionale che ha emesso un poco giustificato mandato di arresto, ha significato per Mosca farsi burla dei farisei europei e atlantici.
Come si è detto, l’aggressione della Russia all’Ucraina è di origine tattica, una difesa preventiva dall’attacco strategico preparato dai neocon attraverso il buco nero dell’Ucraina. Paragonare Putin a Netanyahu è un non senso. Nella guerra tra Russia e Ucraina due eserciti si fronteggiano con vittime reciproche.
I bombardamenti causano vittime civili collaterali.
Spiace che i politici e gli analisti, anche i migliori, per farsi accettare dai media mainstream, mentre denunciano il genocidio, sentono il dovere di premesse menzognere che equiparano il mandato di arresto di Putin a quello di Netanyahu.
Dal punto di vista geopolitico c’è qualcosa che unisce in modo bizzarro Trump a Putin.
Il nemico comune dal quale cercano di difendersi è il partito trasversale Dem, radicato nell’intelligence, nel complesso militare industriale e nelle lobby delle armi. Non a caso Putin, rivolgendosi a Trump, sembra abbia detto: “Contento di saperti vivo”. Questo spiega la prudenza con cui affrontano la questione ucraina.
La guerra potrebbe finire veramente in una chiacchierata di un’ora, con Trump che dovrebbe avere il coraggio di sconfessare, come ha fatto a parole, le politiche neoconservatrici Usa e dichiarare fallita la strategia di erodere il potere russo attraverso l’utilizzo di Kiev in una guerra per procura.

La neutralità dell’Ucraina e il riconoscimento dei territori conquistati in tre anni di guerra, con qualche concessione, sarebbero le conseguenze della registrazione della sconfitta. Trump, se non vende armi americane all’Europa, potrebbe pervenire in pochissimo tempo alla pace.
Il presidente Usa conosce il potere degli apparati economici e dei potentati che gli remano contro. Si barcamena, gioca di astuzia. Si inchina al leader fantoccio ucraino e a una classe dirigente pagliaccia europea, fingendo di lasciare la decisione ultima a coloro che da tempo contano quasi nulla.
Zelensky e i leader Ue corrono a Washington, umiliati, in fila per tre in uno scenario orchestrato dal presidente Usa. Balbettano su condizioni che sanno non saranno accettate.
La Russia non modificherà di molto la sua proposta. Neutralità, territori occupati, no alle truppe Nato in Ucraina, no a garanzie di sicurezza Nato che invece Mosca vorrebbe fossero delegate al Consiglio di sicurezza dell’Onu con la partecipazione della Cina e dei Brics.

Trump ha riconosciuto l’impossibilità di un cessate il fuoco e la neutralità di Kiev.
Passo dopo passo, lo Stato profondo e le sue marionette Ue si arrenderanno alla realtà. Il resto è uno spettacolo vergognoso dato in pasto alla claque dimentica delle atrocità della guerra.

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