Lug 29, 2025 | Articoli

RESTATE IN AULA. FERMATE IL GENOCIDIO

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Le nostre proteste non basteranno a fermare il genocidio. Le associazioni e i coraggiosi della pace ce la stanno mettendo tutta.
Il magone ci accompagna. Non riuscire a guardare le immagini dei bambini diventati scheletri tra le braccia delle madri. Non riuscire a vedere per intero i video dei sopravvissuti che vagano tra le macerie. Non aprirli. E’ vigliaccheria?
Provare senso di colpa per occuparci di organizzare la vacanza al mare. Per avere una casa. Il benessere ci stride dentro. Ogni nostro gesto quotidiano di normalità sbatte contro Gaza E’ così.

La nostra indignazione e il nostro attivismo hanno acceso coscienze ma questo non basta più. Da mesi scendiamo in piazza, organizziamo sit in con le pentole, con lenzuoli bianchi, con la voce rotta dalla rabbia e dalla vergogna. Abbiamo spento luci, riempito convegni, veglie, assemblee. Al chiuso e all’aperto. Invaso i social. Alcuni preti hanno avuto il coraggio di appendere la bandiera palestinese fuori dalla chiesa. Siamo qui a scrivere, denunciare, aggiornare i numeri scandalosi di questo olocausto e a ripetere il noto elenco degli orrori in atto. Oltre 59.000 i morti secondo i dati ufficiali, anzi no si stima almeno 64.000, anzi 80.000, bambini uccisi, feriti, mutilati, scomparsi, orfani, dispersi tra le macerie, dissolti inghiottiti dalla guerra. Le bombe, le torture, le esecuzioni sommarie, la fame, ora anche, soprattutto, la fame. E via di questo passo ad elencare e descrivere come possiamo quanto di macabro sta avvenendo in Palestina.

La denuncia politica è fondamentale. Scendere in strada e urlare il dissenso sono importanti, ma l’assillo che batte in testa è che alla prova dei fatti, importanti lo siano soprattutto per noi, per non sentirci complici, e non per fermare il film dell’orrore spalancato sul mondo. La sensazione è che non ci sia alcun nesso tra noi e loro, se non di tipo sentimentale e volontaristico. La nostra azione lì non arriva perché non tocca Israele.

Che cosa serve allora? Che cosa possiamo mettere in campo per essere incisivi e produrre un risultato concreto? Arrivati a questo punto dobbiamo porci la domanda.
Non serve più la piazza di ieri, serve lo Stato. Serve che chi ha voce dentro le istituzioni varchi una soglia.

Rilancio la proposta di Claudio Grassi di Disarma. I parlamentari e le parlamentari che si sono espressi contro il genocidio, devono restare in Aula e non andarsene finché non saranno approvate sanzioni vere contro Israele, finché non verranno interrotti i rapporti economici, finché non si farà pressione diplomatica come si fa per qualunque altro Stato che stermina una popolazione.

Nessun “ordine del giorno” che tenga: restate lì, restate in aula, bloccatela. Non abbandonatela finché il nostro Paese non avrà preso posizione netta, concreta, scomoda.
Avete il potere di farlo, usatelo per colpire il Governo Israeliano. Noi saremo con voi in centinaia di migliaia. Ci sentiremo rappresentati in Parlamento sapendo che solo un atto di coraggio potrà produrre un qualche risultato concreto per salvare i palestinesi dallo sterminio.

Sarebbe utile. Sarebbe un atto liberatorio.

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