Di Elena Basile

Ritengo doveroso spiegare come mai non abbia aggiunto la mia firma all’appello sulle iniziative da intraprendere verso Israele, promosso dall’ex Ambasciatore in Algeria e Direttore Generale degli Affari Politici, diplomatico stimabile e attento, al quale si deve peraltro l’unico tentativo di mediazione tra Ucraina e Russia da parte di un Paese occidentale, sponsorizzato dall’allora Ministro degli Esteri Di Maio e precocemente abortito all’ONU.
Avrei unito la mia firma, turandomi il naso – come diceva qualcuno – se l’appello avesse avuto qualche probabilità di essere efficace, e di spingere il Governo Meloni a rivedere la propria linea di politica estera nei confronti del Governo Netanyahu. L’appello, per quanto condivisibile nei contenuti, non avrà conseguenze concrete. Rimane dunque un’operazione di pura propaganda, nella misura in cui offre l’illusione che il genocidio a Gaza sia responsabilità esclusiva di Netanyahu e del suo Governo, nonché di Trump e delle destre europee che sostengono brutalmente e senza infingimenti la politica imperialistica statunitense in Medio Oriente, fino alle sue estreme conseguenze.
Le cause profonde di quanto sta accadendo in Medio Oriente sono invece rimosse dalla maggioranza dei firmatari dell’appello. Non credo che le classi dirigenti europee che si raccolgono intorno alla Presidente della Commissione Europea abbiano visioni realmente differenti in politica estera, se non per dettagli secondari. Sul genocidio di Gaza, dopo un silenzio assordante durato mesi – quando la stampa occidentale ammetteva già il massacro di 50.000 persone, civili inermi, donne e bambini, le torture ai palestinesi, la distruzione di ospedali, scuole, moschee, l’omicidio mirato di giornalisti, medici, intellettuali palestinesi e funzionari dell’UNRWA – d’improvviso, a fronte dell’indignazione e della rivolta crescente della società civile, una parte delle classi politiche al governo o all’opposizione in Occidente ha deciso di cavalcare il dissenso.
Le dichiarazioni di Obama, Macron e Starmer hanno aperto la strada, e lo spazio mediatico – la CNN, la BBC, e da noi TV7 – ha iniziato a sdoganare la parola “genocidio” e a condannare Netanyahu, insieme a critiche verso Trump e i governi di destra europei filoisraeliani.
L’operazione culturale, che considero pericolosa e menzognera, consiste nel far credere che Netanyahu, Trump, Meloni rappresentino una rottura rispetto alla passata politica di Israele e dell’Occidente.
Purtroppo, il Primo Ministro israeliano e i rappresentanti della destra messianica a Tel Aviv non sono piovuti dal cielo, ma sono il prodotto di uno spostamento a destra di tutta la società israeliana. Al netto di una minoranza illuminata, il 70% della popolazione civile condivide l’azione del Governo a Gaza, e chi la contesta non lo fa per motivi umanitari o per solidarietà con i palestinesi, ma per timori pratici: la sorte degli ostaggi israeliani.
Netanyahu è figlio dell’impunità garantita dall’Occidente – da Clinton, Obama, dal centrosinistra italiano e dai socialisti europei – a Israele, che dal 1967 non rispetta le risoluzioni ONU, perpetra crimini di guerra e abusi sistematici contro i civili palestinesi, e ha istituito vere e proprie forme di apartheid in Cisgiordania.
Il genocidio in corso è il risultato di una politica di normalizzazione condotta sulla pelle dei palestinesi, culminata negli Accordi di Abramo, sostenuti da Trump, Biden, dalla diplomazia europea e da molti dei diplomatici italiani firmatari dell’appello, primo fra tutti Stefano Stefanini.
Del resto, anche l’attuale Presidente degli Stati Uniti o la stessa Meloni sono la naturale evoluzione di società non più pienamente democratiche: oligarchie liberali che si stanno progressivamente trasformando in regimi autoritari. I perdenti della globalizzazione, i dimenticati dalle politiche dei Democratici statunitensi e dei loro alleati – il centrosinistra e i socialisti europei – sono diventati l’elettorato di Trump e della Meloni.
Far credere all’opinione pubblica che Macron, Starmer o Biden siano alternativi, che non sostengano il genocidio e che appoggino il riarmo europeo e la guerra in Ucraina solo per difendere libertà e democrazia, è un’operazione politico-culturale conservatrice, che rafforza lo status quo molto più di quanto facciano Trump o Meloni, che ne sono il volto più brutale ma anche più sincero.
A pensar male si fa peccato… Ma non credo che la maggioranza dei diplomatici firmatari dell’appello alla Meloni avrebbe mai osato rivolgersi con altrettanta franchezza al Presidente Mattarella, che in quanto tutore dei valori costituzionali, da tempo avrebbe dovuto condannare Israele e invocare una mediazione diplomatica nella guerra russo-ucraina. Ha invece preferito offendere il popolo russo e la memoria dei 27 milioni di vittime nella guerra contro la Germania nazista, paragonando Putin a Hitler.
È triste notare come i cadaveri dei bambini diventino strumenti della retorica politica, pedine nello scontro tra destra tecnocratica e destra populista.
Fonte: La Fionda
0 commenti