16 giugno 2025 – Roberto D’Agostino, Disarma
Ucraina, Gaza, Iran…
Avrebbe dovuto essere chiaro che Gaza rappresentava un salto di qualità strutturale nella questione della guerra rispetto alla stessa Ucraina.
L’Ucraina, con tutte le sue specificità legate al particolare momento di crisi del potere unipolare declinante, era pur sempre una guerra in linea con la natura del capitalismo che ha nella guerra una componente permanente volta a sostenere il suo principale e superstite sistema produttivo, quello militare industriale, e il modo per spostare capitali, risorse e assetti produttivi verso il centro, americano, del sistema capitalistico. Mandanti gli Stati Uniti, assistenti al soglio governi EU, attori e vittime gli ucraini.
La sconfitta che si prospettava in quella guerra ha creato le condizioni per passare all’esperimento Gaza.
Lì non si è trattato di guerra, ma di sperimentare, attore Israele, undicesima stella della bandiera degli Stati Uniti, mandanti Stati Uniti, vittime sacrificali i palestinesi, fino a che punto l’uso indiscriminato e barbaro della forza, il dispregio di tutte le convenzioni internazionali, la violenza esibita come sistema al modo della bande dei narcos che brutalizzano le proprie vittime e non le nascondono, ma le espongono, per incutere terrore, in conclusione, la perdita definitiva di umanità, avrebbero potuto passare indenni al vaglio dei governi alleati, del loro sistema informativo, della capacità di reggere allo stravolgimento della realtà in cui il lupo ammazza progressivamente tutti gli agnelli lungo il corso del torrente accusandoli di intorbidire l’acqua.
L’esperimento è riuscito e oggi stiamo assistendo al dispiegarsi delle sue conseguenze.
Gaza è scomparsa letteralmente dai radar attraverso l’eliminazione delle reti di comunicazione: l’assassinio di oltre duecento giornalisti non era sufficiente, dunque è stata eliminata ogni possibilità di comunicazione. La teocrazia razzista e criminale di Israele, che i governanti e il mainstream mediatico europeo chiama l’unica democrazia del Medio Oriente, può continuare il suo lavoro, le voci dal lager non possono più uscire e la strage può continuare in silenzio.
L’EU, trasformata nella centrale di propaganda del bellicismo mondiale, appiattita e complice delle politiche genocidiarie di Israele, si inventa un nemico inesistente, la Russia, componente organica e indivisibile dal punto di vista storico, culturale, religioso dell’Europa stessa, per soddisfare le mire dei grandi gruppi industriali e finanziari che ne controllano la politica: Merz presidente del consiglio di sorveglianza di Black Rock Germany, Macron managing director presso la banca d’affari Rothschild.
L’attacco, sostenuto e coordinato da USA e Gran Bretagna, ai sistema di difesa nucleare russo è stato un altro esperimento per saggiare le capacità o le intenzioni di reazione a fronte dello scivolamento verso la provocazione nucleare
Ed ora, come scrive Arlacchi, “l’irresponsabilità criminale di Tel Aviv, sostenuta dalla complicità di Washington e dall’impotenza dell’Europa, ha dato un colpo, forse mortale, al maggiore ostacolo verso la guerra atomica: il regime di non proliferazione nucleare stabilito dal Tnp”.
Gli Stati Uniti oggi bombardano l’Iran dal suolo israeliano, dimostrando che Israele non è altro che una portaerei americana in Medio Oriente, e i vari Macron e Merz si allineano, invocando il diritto all’autodifesa di Israele e le provocazioni di Teheran come giustificazione: fotocopia della tragedia delle armi di distruzione di massa sostenute da Blair the Bliar, Blair il bugiardo.
Oggi tutta la UE è bugiarda: forse non riuscirà a trascinarci verso l’olocausto nucleare, ma ci ha già trascinato, e continua a farlo, verso l’impoverimento materiale e il disastro morale.
I cosiddetti “valori occidentali” ne stanno uscendo devastati: devastati per chi ci ha creduto e ridicolizzati per quella parte maggioritaria del mondo che ne ha subito per secoli le conseguenze. Il diritto internazionale crolla di fronte alla mano tesa verso i dirigenti israeliani inquisiti per genocidio dalla CPI; l’inviolabilità dei confini degli Stati è un’affermazione continuamente violata da noi e dai nostri alleati; l’apertura di tavoli di trattativa si rivela una grottesca finzione quando, come l’America di Trump, mentre finge di trattare, prepara l’assassinio di chi è seduto a quel tavolo e l’aggressione alla controparte. Da oggi e dopo Minsk non possono più esistere tavoli di trattativa. Prendiamone atto: la crisi di potere, che si accompagna alla profonda crisi etica, dell’occidente sta trascinando il mondo verso la rovina.
Quelle parti del mondo, genericamente rappresentate dai BRICS, che vogliono che gli inevitabili conflitti tra le nazioni si svolgano in un contesto di pace e di cooperazione possibile, non ha oggi gli strumenti per opporsi alle convulsioni esplosive degli attuali padroni del mondo e assistono allo dispiegarsi dell’onda distruttiva solo preoccupati e in attesa che non si estenda fino a loro. Cosa che accadrà se non viene bloccata prima.
Le dichiarazioni contro la guerra, quelle viscide e ipocriti di chi ci governa e quelle sincere e impotenti di molte opposizioni, non bastano più. Oggi va promosso un Fronte Unito contro la guerra che si estenda a scala internazionale all’interno del cuore dell’imperialismo declinante e che diventi non un forte movimento di opinione, come le grandi manifestazioni in Italia e in Europa hanno dimostrato esistere, ma una forte aggregazione di carattere politico che abbia l’ambizione di incidere a livello dei governi nazionali e del governo europeo. La rete dei movimenti da un lato, ma soprattutto i vertici politici dei partiti che si oppongono alla guerra e che hanno capacità di interlocuzione con i loro partner europei, dovrebbero rapidamente muoversi in questa direzione, incontrandosi e collegandosi per svolgere innanzi tutto una forte opera di smascheramento delle gruppi imbelli o criminali che ci governano, e poi ponendosi come opposizione alternativa alle politiche che stanno portandoci alla rovina.
Roberto D’Agostino – Disarma
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