di Alessandro Orsini, 24 giugno 2025
Ogni guerra ha una caratteristica qualificante che determina la sua traiettoria. La guerra tra Iran e Israele è una guerra di missili contro aerei. In una guerra di aerei contro missili, l’Iran ha un grande vantaggio su Israele mentre gli Stati Uniti hanno un grande vantaggio sull’Iran. Trump ha bombardato l’Iran precipitosamente perché Israele stava correndo verso una sconfitta inesorabile. Dopo soli nove giorni di bombardamenti, Netanyahu era in un vicolo cieco. Pur avendo scaricato contro l’Iran il massimo della sua potenza convenzionale, Israele non aveva nemmeno scalfito il programma nucleare di Teheran. Come se non bastasse, i missili Arrow 3, gli unici in grado di intercettare i missili balistici iraniani, hanno iniziato a scarseggiare. Netanyahu ha iniziato a risparmiare gli Arrow 3 per proteggere la centrale nucleare di Dimona e altri obiettivi prioritari, lasciando Haifa e Tel Aviv sempre più scoperte. Trump è intervenuto per salvare Israele ormai spacciato. Trump non ha “scelto” di difendere Israele perché non ha avuto scelta. Senza l’intervento americano, Netanyahu era spacciato. La situazione d’Israele è parsa disperata agli occhi di Trump quando il Pentagono ha appurato due fatti. Il primo è che l’Iran stava bombardando Israele usando i suoi missili più vecchi. Il secondo è che l’Iran stava bombardando Israele con il freno a mano tirato per evitare l’intervento americano in difesa di Netanyahu. I missili più avanzati di Teheran colpiscono Israele in 400 secondi e sono imprendibili. Gli aerei di Netanyahu impiegano un tempo infinitamente più lungo per arrivare a Teheran. Hanno bisogno di piloti, aerei cisterna per il rifornimento in volo, portaerei, di cui Israele è priva. Di contro, i missili iraniani devono soltanto essere lanciati. I costi per Israele sono smisurati, quelli dell’Iran sono assai più contenuti. Un missile Arrow 3 costa 4 milioni di dollari. Il bombardamento di Netanyahu costa circa 1 miliardo e mezzo di dollari ogni due giorni. La guerra a Gaza è costata già 67 miliardi di dollari a Tel Aviv. Il Pil d’Israele è in calo. In uno scontro uno contro uno, Israele non potrebbe mai vincere una guerra convenzionale contro l’Iran.
Trump ha attaccato Teheran perché Israele, lasciato solo, era in marcia verso la sconfitta. Per appurarlo, basta semplicemente impiegare i due criteri fondamentali per stabilire se uno Stato sta vincendo o perdendo una guerra. Il primo è il criterio “razionale”; è il criterio della razionalità strumentale mezzi-fini. Occorre valutare se l’attaccante sta conseguendo il proprio fine con il mezzo militare. Nel caso d’Israele, la risposta è no: Israele non stava raggiungendo il fine di distruggere i siti nucleari dell’Iran con il mezzo aereo. Dopo dieci giorni di bombardamenti, il sito di Fordow era illeso. Il secondo criterio è “funzionale”. Occorre valutare se la strategia dell’attaccante risponde alla funzione cui è assegnata. Anche in questo caso, la risposta è no: la strategia di guerra di Netanyahu è perdente: aerei israeliani contro missili iraniani non dà i risultati attesi. Piccolissimo fazzoletto di terra, Israele non avrebbe retto ai bombardamenti iraniani per 30 giorni ininterrottamente. Ma adesso per l’Iran la situazione si fa difficile perché, nella guerra missili contro aerei, gli Usa sono sovrastanti. Trump ha i primi e pure i secondi. Attenzione: non è soltanto questione di programma nucleare. Trump e Netanyahu hanno bisogno di eliminare l’Iran per dare attuazione al loro piano di deportare un milione e mezzo di palestinesi da Gaza. L’Iran è l’unico Stato al mondo a opporsi concretamente.
Fonte: Il Fatto Quotidiano, 24 giugno 2025
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