Mag 31, 2025 | Articoli

Moni Ovadia: ipocriti, fingono che il colpevole sia il solo Netanyahu, dopo 77 anni di persecuzioni per sfrattare e annientare il popolo palestinese

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Troppo comodo, prendersela con il solo Netanyahu: come se fosse l’eccezione, anziché la regola (il potere violento che da quasi un secolo lavora per sfrattare e annientare i palestinesi). «Netanyahu è il cattivo? Perché, gli altri cosa hanno fatto? La Naqba l’ha fatta Ben Gurion, l’ha fatta Golda Meyr. Ben Gurion fece distruggere 500 villaggi palestinesi con un gesto della mano. Tutti i trucchi sono stati usati per depredare il popolo palestinese. C’era un progetto che appariva bello, quello del rimboschimento di quella terra: si chiamava Keren Kemet Israel, ma la sua verità è che volevano celare tutte le devastazioni e seppellire i morti che non si potevano dichiarare».

La voce dell’ebreo sefardita Salomon Ovadia, per tutti Moni, si leva stentorea come in un teatro greco: esprime dolore, sdegno, pietà. L’indignazione per la macelleria in corso rivaleggia con il furore di fronte ai sepolcri imbiancati, i governi europei sottomessi al padrone, i cittadini dormienti che assistono immobili allo sterminio, senza anestesia, di un’intera popolazione. Raccomanda il grande intellettuale ebreo: «Usate limpidamente, serenamente, la parola genocidio: perché di questo si tratta. E la cosa è talmente chiara che il primo a sdoganarla, nell’ambiente israeliano, è stato il massimo esperto di Olocausto in Israele, il professor Ramos Goldberg, che in un testo di 20 righe ha ripetuto la parola “genocidio” sei volte, e l’ultima volta ha scritto “genocidio intenzionale”».

Insiste Moni Ovadia: «Non è stato un errore, una perdita di controllo. No, questo era lo scopo: cancellare un popolo, con tutti i mezzi possibili; deportando i palestinesi, distruggendo tutta la loro cultura, tutta la loro istruzione». Niente sconti: «È dalle origini, il problema: perché quando ti presenti con lo slogan “una terra senza popolo per un popolo senza terra” vuol dire che ti vuoi sbarazzare di quel popolo che non vedi». Il popolo che non vuoi vedere, che vorresti non fosse mai esistito. Il popolo che stai letteralmente cancellando, anche con il miraggio beffardo dei due Stati: con Gaza ormai ridotta in macerie e la stessa Cisgiordania sbranata giorno per giorno dalla ferocia dei coloni.

Uno di loro, il fanatico Yigal Amir, arrivò a uccidere Rabin, l’unico leader israeliano disposto a fare la pace. «Un complotto ben costruito»: in cabina di regia «la feccia della destra ultra-reazionaria», non ostacolata da «una sedicente sinistra imbelle, incapace, bugiarda, ipocrita e complice», che ha rinunciato a pretendere verità e giustizia. Per Moni Ovadia, siamo precipitati «nella più atroce delle barbarie»: lo sterminio in atto tortura ogni giorno le coscienze ancora vive e condanna chi tace per pavidità e opportunismo.

«L’umanità ha impiegato secoli, millenni, per arrivare alla carta dei diritti universali dell’uomo; e i cosiddetti democratici occidentali hanno fatto carne di porco della legalità internazionale. Qui si tratta di scegliere: civiltà o barbarie. Di questo passo, un domani, quando oseremo invocare i diritti umani di fronte ai crimini dei peggiori dittatori, quelli ci diranno: “Ma state zitti, buffoni. Che cosa avete fatto con la Palestina? Non avete più titolo per parlare”. Noi dobbiamo guadagnarcelo di nuovo, questo titolo».

Ancora: «Non si illudano, gli indifferenti. Gramsci ce l’ha insegnato: sono i più detestabili, i più vigliacchi, perché non si assumono responsabilità. Lo stesso Dante disprezza gli ignavi: “Non ti curar di lor, ma guarda e passa”. Ebbene, chi oggi tace di fronte all’abominio verrà giudicato lo stesso: i suoi figli o i suoi nipoti gli sputeranno in faccia, per esser stato così vigliacco». Per Moni Ovadia, siamo di fronte a una barbarie mai vista, di fronte a cui è obbligatorio reagire: «Non so se avete visto la manifestazione di Amsterdam, la manifestazione di Parigi. Tocca anche a noi italiani. Eravamo paradigma di lotta: che cazzo ci è successo? Dobbiamo diventare decine di milioni, in strada. Tocca a ognuno di noi».

E che dire, di fronte a questi leader dell’Europa che si accorgono solo adesso del problema? «Da 77 anni il popolo palestinese è perseguitato, assassinato, torturato, espropriato, vessato. Dov’erano questi signori?». Militante da quarant’anni nell’ebraismo anti-sionista, Moni Ovadia rivela: «Ho ricevuto insulti, maledizioni, minacce (anche di morte). Adesso li voglio vedere in faccia, questi moderati. Non c’è peste peggiore della moderazione. Qui i moderati ci hanno regalato la mafia, la ‘ndrangheta e la camorra, ci hanno regalato la complicità in tanti crimini, il Vietnam e poi la Libia, l’Iraq, l’Afghanistan, la Siria».

«Sapete, si calcolano in 55-60 milioni le vittime dell’imperialismo statunitense e dei suoi servi leccapiedi. E poi hanno anche il coraggio di parlare del comunismo…». Riguardo a Gaza, la misura è colma: «È arrivato il momento di non accettare, su questa questione, nessun understatement. Hanno fatto una delle cose più raccapriccianti: hanno deciso il momento in cui comincia la storia, cioè il 7 ottobre, come se prima non ci fosse stato niente. Le uccisioni di bambini palestinesi, gli arresti arbitrari, i furti di terra e di acqua, i massacri, le segregazioni…».

Moni Ovadia compirà 80 anni l’anno prossimo, ma sembra un giovane leone. «Fate attenzione, perché quando cala la tensione è facile dire “Be’, adesso va un po’ meglio”. No, non c’è “un po’ meglio”». Sono stati oltrepassati tutti i limiti. «Non so se avete visto quella donna palestinese che camminava, sola, in mezzo a una strada tra le macerie. L’hanno polverizzata. Le hanno sparato addosso qualcosa, e lei si è dissolta in una nuvola di polvere. Sperimentano queste armi, sapete, anche perché non puoi seppellire la polvere. E così non possono più avere neanche quella pietas che c’era fin dai tempi della Guerra di Troia: avere il corpo del proprio caro, per piangerlo».

Fonte: Il FattoQuotidiano

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