CAVO DRAGONE AL FINANCIAL TIMES ANNUNCIA CHE LA NATO SARÀ PIÙ AGGRESSIVA: UNA PERICOLOSA REAZIONE ALLA SCONFITTA DELL’UCRAINA, CHE PER PUTIN SI STA AVVICINANDO AL CROLLO
Intervista di Paolo Rossetti al generale Marco Bertolini

La Nato valuta di essere più aggressiva nella guerra ibrida contro la Russia.
Le parole dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del comitato militare dell’Alleanza atlantica in un’intervista concessa al Financial Times, fanno presagire una postura diversa in merito al conflitto in Ucraina, facendo pensare a una possibile escalation proprio nel momento in cui tengono banco le trattative Witkoff-Putin di oggi.
L’Alleanza atlantica, che in realtà è solo difensiva, intende essere proattiva: si pensa a un “attacco preventivo” da considerare una sorta di “azione difensiva” di fronte a episodi di attacchi informatici e sconfinamento di droni.
In realtà l’intervista al FT va vista nel contesto di una serie di dichiarazioni che concorrono a drammatizzare la situazione in un momento di grossa difficoltà per l’Ucraina, in cui anche Ue e Nato temono le conseguenze di una sconfitta di Kiev.
Il problema – osserva Marco Bertolini, generale della Brigata Folgore e comandante di numerose operazioni speciali in Libano, Somalia, Kosovo e Afghanistan – è che l’escalation delle parole è molto pericolosa e può portare a un innalzamento dello scontro.
Mentre si attende il confronto Russia-Usa, Putin, però, ha dichiarato che l’Ucraina sta cedendo e che bisogna continuare a combattere per accelerarne la caduta.
Generale, la Nato sta pensando davvero di attaccare in qualche modo la Russia?
“È in atto una drammatizzazione dei toni, da parte della Nato e non solo, perché si trova, insieme all’Unione europea, a fronteggiare una sconfitta militare che non è esclusivamente dell’Ucraina, ma anche, appunto della Nato e della Ue che l’hanno appoggiata per quattro anni.
Di fronte a questo insuccesso la loro credibilità crolla, anche per il fatto che gli Stati Uniti stessi si stanno allontanando dall’Alleanza atlantica.”
Che cosa sostiene questa interpretazione dei fatti?
“Bisogna considerare anche altre affermazioni collegate alle ultime dichiarazioni. Il capo di stato maggiore francese ha detto che bisogna essere pronti a sacrificare i propri figli, il cancelliere tedesco Merz ha reso delle dichiarazioni incendiarie, sostenendo che Putin deve capire che non può vincere.
Ed è anche uscita una indiscrezione su un piano elaborato dai tedeschi negli ultimi anni per una eventuale guerra con la Russia.
C’è tutto un contesto di drammatizzazione generale e crescente. Spero non per ottenere una guerra aperta con la Russia, perché sarebbe una sventura, anche se partecipassero gli americani.”
A cosa può servire allora minacciare un atteggiamento più aggressivo?
“Forse serve a spingere Putin ad abbassare le sue pretese al tavolo negoziale, però non mi sembra che il capo del Cremlino abbia intenzione di cambiare quelle che sono richieste estremamente coerenti dall’inizio della guerra: l’acquisizione di Crimea e Donbass, l’Ucraina neutrale e fuori dalla Nato, con un esercito ridotto. Esattamente il contrario di quello che vuole l’Ue: secondo von der Leyen, infatti, l’Ucraina dovrebbe trasformarsi in un istrice d’acciaio in funzione antirussa.”
Perché questo innalzamento della tensione, almeno a livello verbale, arriva proprio ora?
“È un momento di crisi nera per l’Ucraina dal punto di vista operativo e poi c’è questo colpo di Stato strisciante, a puntate, rappresentato dall’eliminazione dei vertici ucraini nella “Mani pulite” di Kiev, che sta toccando anche Zelensky e gli ha tolto Yermak. È il momento nel quale si gioca il tutto per tutto.”
Si parla, comunque, di un attacco preventivo ibrido, facendo riferimento alla necessità di far fronte, ad esempio, al presunto sconfinamento dei droni. Non si annuncia, insomma, un attacco in grande stile: viste così le affermazioni al FT sono meno preoccupanti?
“Le parole sono pericolose. Si parla di una “azione proattiva” mentre la Nato è un’alleanza difensiva.
E se si cancella la natura difensiva dell’Alleanza a quel punto tutto è possibile.
Tra l’altro si forza la mano enfatizzando degli incidenti sui quali ci sono molti dubbi, come l’interferenza sul GPS dell’aereo della von der Leyen, i droni in Bulgaria, quelli in Polonia atterrati sul tetto di una conigliera, più altri casi di droni segnalati in giro per l’Europa, che non si sa da dove sono partiti. Certamente non dalla Russia. C’è la ricerca di un pretesto per cambiare la fisionomia della Nato.”
Possono essere considerate schermaglie verbali oppure ciò che viene prospettato al FT è una possibilità concreta?
“Quelle dei militari non sono mai solo parole, anche perché si sa che possono innescare delle reazioni.
Usare certi toni è pericoloso: portano automaticamente alla guerra.
Se definisco il mio interlocutore un criminale non potrò mai sedermi a un tavolo a negoziare con lui.
E questo è stato fatto dall’inizio della guerra. Merz dice che la Russia non può vincere, ma Mosca dal suo punto di vista non può perdere, anche perché se stiamo a quello che dice Kaja Kallas verrebbe smembrata. Bisogna fare attenzione ad affermazioni così dure: le parole tagliano i ponti dietro le spalle.”
L’intervista al FT e il clima che può creare non sono certo un’iniziativa di Cavo Dragone. Chi sono i “mandanti”?
“Non credo gli americani, anche se adesso sono un’entità difficile da individuare: ci sono quelli che facevano capo a Biden che sono sempre lì, non sono scomparsi, hanno sempre le mani in pasta nell’amministrazione e sono in grado di esercitare la loro influenza.
Può darsi che ci siano dietro gli Usa, ma non Trump.
È un’azione di drammatizzazione concordata, sincronizzata, come dimostrano anche le dichiarazioni rese in precedenza da altri soggetti”
Può essere vista come un’azione di disturbo delle trattative Russia-Usa di questa settimana?
“Il secondo piano di pace di cui si parla, quello dei 19 punti, non va bene a Putin, per il quale anche il documento dei 28 punti poteva andare bene come punto di partenza per la discussione, ma non come risultato finale.
Di fronte a una posizione del genere, coerente comunque con quello che Mosca ha sempre detto, forse si cerca di spaventare Putin e spingerlo a più miti consigli.
Però mi sembra abbastanza difficile.
Quello che passerà invece è che si innalzerà il rischio di uno scontro e questo è pericoloso.”
Mentre tratta con gli americani, intanto, Putin pensa però che l’Ucraina stia crollando. Più che nel negoziato crede in questo?
“Una conferma del periodo di crisi per l’Ucraina e per chi l’ha sostenuta in questi anni, in primis Ue e Nato, è rappresentato dall’affermazione di Putin per il quale è il momento di “continuare a combattere” per favorirne una caduta che ritiene imminente.
È probabilmente questa consapevolezza, condivisa in Occidente e non da oggi, ad avere innescato il crescendo dei toni al quale stiamo assistendo, nella speranza di rallentare la progressione russa col timore di un’escalation che sarebbe contro l’interesse di Mosca.
Sul piano interno, contemporaneamente, si nota uno sforzo notevole da parte dei media europei a mettere in sordina la gravità della crisi innescata dalla corruzione che ha investito l’inner circle di Zelensky, argomento di solito “ghiotto” per le nostre opinioni pubbliche, per lo stesso motivo.
Fonte: ilsussidiario.net – 2 dicembre 2025
ESCALATION UCRAINA/ Bertolini: dalla Nato parole gravi, non si crea la pace minacciando la guerra

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