Nov 12, 2025 | Articoli, In evidenza

LA GRANDE MANO USA IN UCRAINA DAL 2014

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Gli Usa sono stati fortemente coinvolti nella destituzione del presidente ucraino Viktor Yanukovich nel 2014.
Il ruolo ben documentato degli Usa include: il sostegno aperto da parte di alti politici statunitensi ai manifestanti; il finanziamento da parte del governo alle organizzazioni coinvolte nelle proteste di Maidan; la telefonata trapelata di due alti funzionari statunitensi che complottavano per un cambio di regime più di due settimane prima che avvenisse il colpo di Stato; e l’impegno Usa con il nuovo governo, compresa la partnership della Cia con i servizi di sicurezza ucraini (Sbu) e l’annuncio, all’inizio di marzo, di un pacchetto di garanzie sui prestiti da 1 miliardo di dollari, nonostante il cambio di governo incostituzionale e la violazione dell’accordo mediato dall’Europa che prevedeva che Yanukovich rimanesse al potere fino alle elezioni alla fine del 2014.

Dopo la destituzione, Yanukovich ha dichiarato in diverse interviste tv che non aveva alcuna intenzione di dimettersi o di lasciare il Paese.
Ha dichiarato esplicitamente: “Non ho intenzione di dimettermi; sono il presidente legittimamente eletto”.
Al contrario, l’ambasciatore statunitense in Ucraina ha apertamente festeggiato, definendo la destituzione di Yanukovich “emozionante” e “stimolante”.
Ha anche rivelato la profondità dell’impegno Usa il giorno prima della destituzione (venerdì 21 febbraio 2014), con il Segretario di Stato americano che ha parlato con i leader dell’opposizione.
A pochi giorni dal cambio di regime, Cia e Mi6 britannico stavano collaborando con lo Sbu.

Come nella maggior parte delle operazioni di regime change a cui partecipa, il governo americano ha negato il proprio coinvolgimento.
Nel suo autorevole studio sulle operazioni di regime change condotte dagli Usa nel periodo 1947-89, la professoressa Lindsey O’ Rourke ha contato 64 operazioni segrete e solo sei operazioni palesi.
Ciò significa che gli Usa hanno cercato di nascondere il coinvolgimento nel 91% delle operazioni di cambio di regime.
Ciononostante, la partecipazione al regime change in Ucraina è stata molto evidente, anzi flagrante.

In un recente programma tv, un senatore italiano ha snocciolato le solite banalità sul non coinvolgimento Usa nel cambio di regime e mi ha dato del bugiardo per aver dichiarato l’ovvio, ovvero che gli Usa erano profondamente coinvolti. La dichiarazione del senatore è stata ripresa da alcuni media online allineati con le narrazioni ufficiali degli Usa.
Perciò vale la pena ricordare i fatti noti sul coinvolgimento nel cambio di regime del 2014.

Il primo punto è la forte motivazione degli Usa.
A partire dagli anni 90, il governo americano mirava a far entrare l’Ucraina nella Nato, nonostante la strenua e ripetuta opposizione della Russia. Secondo il punto di vista Usa, l’Ucraina nella Nato avrebbe contrastato il potere russo.
Dal punto di vista della Russia, l’adesione dell’Ucraina alla Nato avrebbe posto una grave minaccia per la sicurezza nazionale russa. Già nel 1994 l’Ucraina era diventata partner (un paese che collabora pur non essendo membro dell’alleanza) della Nato e nel 1997 gli Usa stavano lavorando per rendere l’Ucraina interoperabile con le forze alleate, con l’obiettivo di farla diventare membro a pieno titolo.

Nel 2008, al vertice Nato di Bucarest, gli Usa hanno esercitato forti pressioni sui membri europei affinché accettassero di impegnarsi a concedere la piena adesione alla Nato all’Ucraina e alla Georgia. Tuttavia, rimaneva un ostacolo importante.
La grande maggioranza del popolo ucraino non voleva entrare nella Nato e nel 2009 ha eletto Yanukovich, che aveva basato la sua campagna elettorale sulla neutralità.
Come ha riconosciuto l’Assemblea parlamentare Nato, “la sfida più grande per le relazioni tra Ucraina e Nato risiede nella percezione che il popolo ucraino ha della Nato.
L’adesione alla Nato non è certamente sostenuta nel Paese: secondo alcuni sondaggi il sostegno popolare è inferiore al 20%”. Gli Usa erano quindi interessati alla caduta di Yanukovich.

(…) Diverse agenzie hanno fornito sostegno finanziario alle organizzazioni che sostenevano Maidan: l’Agenzia per lo sviluppo internazionale (Usaid) ha fornito ingenti finanziamenti e assistenza tecnica alla società civile ucraina, alle organizzazioni mediatiche e alle Ong prima e durante il periodo di Euromaidan, con l’obiettivo dichiarato di promuovere la democrazia, la trasparenza e la libertà dei media. (…)
In una testimonianza del 15 gennaio 2014, un funzionario statunitense ha dichiarato: solo dal 2009, quando il presidente Obama è entrato in carica, il governo Usa ha fornito più di 184 milioni di dollari in aiuti all’Ucraina per programmi volti a garantire un governo giusto e democratico … programmi incentrati sullo sviluppo professionale di giudici, membri del Parlamento, avvocati, società civile e partiti politici democratici, elezioni e media indipendenti.

Il 6 febbraio 2014 è stata resa pubblica una telefonata tra Victoria Nuland e l’ambasciatore americano Geoffrey Pyatt. Durante la conversazione, Nuland ha discusso esplicitamente della formazione di un nuovo governo, almeno 16 giorni prima dell’effettiva destituzione di Yanukovich. Nuland afferma: “Penso che Yats sia l’uomo giusto” (riferendosi ad Arseniy Yatsenyuk), che è effettivamente diventato primo ministro il 27 febbraio 2014.

La telefonata dimostra che il governo Usa stava attivamente lavorando per il cambio di regime.
Pyatt dice: “E io penso che dobbiamo fare qualcosa per far sì che (l’accordo tra le figure di spicco dell’opposizione per nominare Yatsenyuk nuovo primo ministro) tenga, perché si può essere abbastanza sicuri che se inizierà a prendere piede, i russi lavoreranno dietro le quinte per cercare di affossarlo …
Ma comunque potremmo cavarcela se agiamo in fretta. Quindi lasciami lavorare su Klitschko e se tu puoi solo continuare … vogliamo cercare di trovare qualcuno con una personalità internazionale che venga qui e ci aiuti a portare a termine questa cosa”.

Nuland risponde che Biden contribuirà a concludere l’accordo: “Quindi, Geoff, quando ho scritto la nota Sullivan (consigliere per la sicurezza nazionale del vicepresidente) mi ha risposto VFR (direttamente), dicendo che avevi bisogno di Biden (il vicepresidente) e io ho detto che probabilmente domani per un saluto e per ottenere i dettagli da fissare. Quindi Biden è disposto”.

Il 21 febbraio 2014, Yanukovich e i leader dell’opposizione hanno firmato un accordo mediato dall’Ue, alla presenza dei ministri degli Esteri di Germania e Polonia e di un alto diplomatico francese. L’accordo prevedeva una riforma costituzionale, un governo di unità nazionale ed elezioni presidenziali anticipate entro la fine del 2014. Tuttavia, nel giro di 24 ore Yanukovich è fuggito da Kiev per salvarsi la vita, pur insistendo a voler rimanere presidente. Il 22 febbraio i manifestanti sono entrati negli uffici del governo e la Verkhovna Rada (il Parlamento, ndr) ha votato per destituire Yanukovich dalla carica senza seguire le procedure costituzionali.

(…) In sintesi, il governo Usa ha fatto in Ucraina ciò che ha fatto in decine di altre occasioni. Ha incoraggiato le proteste antigovernative per rovesciare un governo che non gradiva.
Le agenzie finanziate dal governo Usa e le Ong allineate con le agenzie governative statunitensi hanno sostenuto finanziariamente le organizzazioni maggiormente coinvolte nelle proteste.
Importanti politici statunitensi sono intervenuti sfacciatamente sul posto per promuovere le proteste, dando sostegno a figure di estrema destra che chiedevano apertamente la caduta del governo.
Una delle principali Ong allineata con il National Endowment for Democracy mi ha parlato del suo sostegno finanziario diretto ai manifestanti.
Alti funzionari statunitensi hanno complottato segretamente per un nuovo governo di loro gradimento e persino di loro scelta.
Quando si è verificato il cambio di potere incostituzionale, l’ambasciatore statunitense in Ucraina ha pubblicamente descritto la destituzione come “emozionante” e il governo statunitense ha rapidamente appoggiato le nuove autorità. Nel giro di pochi giorni, Cia, Mi6 e Sbu hanno avviato il loro coordinamento.

Tutto sommato, si tratta di una storia profondamente inquietante, preludio a una guerra devastante.

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