Nov 11, 2025 | Articoli

ARGENTINA, JP MORGAN ED ELEZIONI

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Fiumi di inchiostro sono stati versati sul risultato elettorale in Argentina e sulla “vittoria schiacciante” del partito di governo, La Libertad Avanza di Javier Milei alle elezioni di medio termine del 26 ottobre. Molto si è scritto sugli equilibri politici interni, sulle alleanze, su quali siano stati i fattori che hanno reso possibile una vittoria sorprendente per molti aspetti.

Ma forse non tutti sanno che il 24 ottobre (2 giorni prima delle elezioni) a Buenos Aires si era tenuta la riunione annuale del vertice di JP Morgan Chase Bankla più grande banca d’affari degli Stati Uniti. Ovvero, una delle banche che ha stabilito le condizioni della sottomissione economica dell’Argentina al sistema finanziario internazionale. E così, mentre nelle strade si chiudeva la campagna elettorale, i poteri forti si riunivano nei salotti eleganti di Buenos Aires, senza troppo chiasso, in abiti scuri e la spilla di JP Morgan sul bavero.

Si saça va sans dire, i banchieri non badano a spese (soprattutto con soldi che non sono loro). E così, parcheggiati nella zona VIP dell’aeroporto internazionale di Ezeiza, hanno fatto bella mostra di sé più di una dozzina di jet privati di alti funzionari della banca, il meglio dell’aviazione executive mondiale, il cui costo per aeronave oscilla tra i 57 e i 61 milioni di dollari.

La presenza di JP Morgan nel bel mezzo di una campagna elettorale caratterizzata dall’incertezza e dalle tensioni cambiarie è stata un’ispezione diretta del laboratorio economico argentino, il più ortodosso del pianeta. Il governo di Javier Milei ha trasformato il Paese in un esperimento neo-liberista radicale, con deregolamentazione, privatizzazioni e indebitamento in nome della libertà di mercato. Ma quella libertà ha dei proprietari, atterrati a Ezeiza con jet di lusso e la JP Morgan è ospite d’onore. Detto in altri termini, prima delle elezioni, i banchieri avevano già deciso chi avrebbe governato, chi avrebbe gestito l’economia ed il debito estero, chi avrebbe controllato l’energia ed il prezzo delle bollette. Lungi dall’essere un fatto isolato è la rappresentazione plastica di una politica di svendita della sovranità travestita da modernizzazione.

Il 24 ottobre, Milei ha partecipato alla riunione dell’emblematica banca statunitense nel ruolo di portavoce del potere finanziario. E nelle elezioni del 26 ottobre, La Libertad Avanza ha ottenuto circa il 40% dei voti a livello nazionale. Fuerza Patria (peronista) si è classificata al secondo posto con circa il 33%, in un’elezione con una partecipazione di circa il 66-68% degli elettori. Al terzo posto (7%) si è piazzata una nuova lista dei governatori delle province (Provincias Unidas), mentre a sinistra la coalizione di partiti trotskisti (Frente de Izquierda y de trabajadores – Unidad) ottiene il 3,90%.

Ma il capitale non si sottopone allo scrutinio elettorale: il suo potere non si decide nelle urne, ma si basa sugli interessi economici che operano al di sopra della volontà popolare, sulla capacità di manipolare il senso comune della società controllando i “latifondi mediatici” tradizionali e gli algoritmi delle “reti sociali”, nonché sull’uso della violenza, nel caso fosse necessario.

Gli ospiti d’onore dei “salotti buoni”

L’incontro annuale ha riunito personaggi al vertice del mondo imprenditoriale, finanziario e politico, internazionale ed argentino.

A capo della delegazione dei banchieri c’era Jamie Dimon (proprietario di una fortuna di 2,8 miliardi di dollari)presidente e CEO di JP Morgan Chase. In precedenza, Dimon è stato membro del consiglio d’amministrazione della Federal Reserve Bank di New York. Il banchiere aveva già visitato il paese nel novembre 2018, quando si era riunito con l’allora Presidente Mauricio Macri. Anche questa volta ha incontrato il nuovo Presidente Milei, ma, a differenza del passato, la visita si è verificata alla vigilia delle elezioni legislative.

Tra gli esponenti del potere globale, spiccava Tony Blair, ex primo ministro britannico, meglio conosciuto come “il macellaio di Baghdad” e per i suoi interventi militari anche in Kosovo e in Sierra Leone. Grazie al meccanismo delle “porte girevoli”, dal 2008 fa parte del Consiglio Internazionale di JP Morgan, con un lauto stipendio di un milione di sterline l’anno come lobbista globale. Con le sue operazioni, durante la guerra in Iraq ha fatto guadagnare molti milioni a JP Morgan, dirigendo la Nuova Banca Commerciale Irachena e ipotecando la produzione di petrolio.

Tra gli invitati c’era anche Condoleezza Rice, ex Segretario di Stato degli Stati Uniti e socia del gruppo finanziario Rice. È stata Consigliere per la Sicurezza Nazionale di George W. Bush durante il primo mandato, e una delle responsabili dell’invasione dell’Iraq nel 2003. Rice ha lavorato per un decennio per la Chevron in Kazakistan, moltiplicandone i ricavi (sia in Kazakistan che in Angola), passati da 1,2 miliardi di dollari nel 1991 a oltre 5 miliardi nel 2000.

Non poteva mancare Robert Michael Gates, che nel 1974 entrò a far parte del Consiglio di Sicurezza Nazionale agli ordini di Henry Kissinger, quando fu disegnato il Piano Condor. Ex direttore della CIA tra novembre 1991 e gennaio 1993, Gates è stato anche segretario alla Difesa degli Stati Uniti (2006-2011) durante le presidenze di Bush Jr. e di Obama.

Uno degli ospiti più rilevanti dal settore privato era Amin Nasser, capo della Società degli Ingegneri Petroliferi e CEO di Saudi Aramco, la più grande compagnia petrolifera al mondo, che ha appena acquisito decine di stazioni di servizio in Cile. Nasser, membro del Consiglio di amministrazione di BlackRock dal luglio 2023, dirige una delle aziende più influenti nel settore energetico e minerario globale. Va sottolineato che BlackRock (azionista di YPF, Chevron e Pampa Energía) da tempo ha messo gli occhi sui giacimenti argentini di Vaca Muerta, con gas e petrolio.

All’evento ha partecipato anche Khaldoon Al Mubarak, presidente dell’Autorità per gli affari esecutivi dell’emirato di Abu Dhabi e membro della Dolphin Energy.

Erano naturalmente presenti anche alcuni imprenditori del settore energetico e finanziario locale. Tra gli altri: Gruppo Albanesi, CGC, Aeropuertos Argentina 2000, Camera dell’Energia Eolica, MSU, YPF, Pampa Energía, Banco Hipotecario, e Adecoagro.

L’anfitrione principale è stato Facundo Gómez Minujín, amministratore delegato di JP Morgan Argentina, insieme a Pierpaolo Barbieri (Ualá) e Marcos Galperin (Mercado Libre), imprenditori le cui aziende hanno legami diretti con la banca [i].

Il debito estero alle stelle

Con una lunga storia di indebitamento estero, insolvenze e svendita del Paese, l’Argentina ha un rapporto a dir poco controverso con gli organismi finanziari internazionali. Dopo decenni di prestiti, nel 2006 il governo di Néstor Kirchner aveva finalmente interrotto il suo rapporto con il FMI pagando l’intero debito estero. Ma nel 2018, l’allora presidente Mauricio Macri aveva negoziato con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) un maxi-prestito di circa 50 miliardi di dollari per “stabilizzare l’economia”. Il più grande mai concesso dal FMI. E a cambio del prestito, Macri aveva approfondito le politiche neo-liberiste ortodosse.

Oggi, l’arrivo di JP Morgan coincide con il sostegno finanziario degli Stati Uniti all’Argentina, che di recente ha firmato uno swap per 20 miliardi di dollari e sta intervenendo nel mercato dei cambi acquistando pesos argentini per contenere il tasso di cambio ufficiale. Si tratta di un’operazione senza precedenti in appoggio a un “governo amico”.

Oltre al cambio di valuta, c’è da ricordare l’intervento a gamba tesa di Trump, che aveva promesso ulteriori crediti all’Argentina solo in caso di vittoria di Milei.  Secondo il suo segretario del Tesoro, Scott Bessent, il sostegno potrebbe includere un ulteriore prestito di 20 miliardi di dollari da un consorzio di banche, tra cui JP Morgan. La banca d’affari, inoltre, secondo il nuovo ministro degli esteri argentino ed ex segretario delle Finanze, Pablo Quirno (uomo di JP Morgan), sarà responsabile dell’operazione di riacquisto del debito, annunciata questa settimana.

Nei giorni precedenti il vertice, JP Morgan ha pubblicato un rapporto in cui identifica le opportunità nei titoli argentini, con particolare enfasi nei settori energetico e bancario. Nonostante i rischi della situazione politica e macroeconomica tutt’altro che stabile, l’analisi enfatizza il potenziale di ripresa in caso di vittoria del governo Milei. La scommessa non poteva essere più chiara. Un’ennesima dimostrazione del fatto che i poteri forti non hanno bisogno né di elezioni, né di democrazia, ma di debiti e obbedienza. Il contrasto è stridente nel Paese laboratorio del turbo-liberismo mondiale.

Tutti gli uomini di JP Morgan

La banca JP Morgan ha appena annunciato la costruzione a Buenos Aires di due nuove mega torri per uffici, per raddoppiare la propria capacità operativa nel Paese.

La Casabianca e la JP Morgan hanno inserito i propri uomini nel Ministero dell’Economia, nel Banco Central e agli Esteri, per dettare l’agenda economica e influenzare la politica estera. Per questo hanno messo Luis Caputo (ex capo di Trading per l’America Latina di JP Morgan) al Ministero dell’Economia, Santiago Bausili come Presidente del Banco Central e Pablo Quirno (ex-direttore America Latina di JP Morgan) a capo del Ministero degli Esteri.

JP Morgan ha annunciato che investirà 1,5 miliardi di dollari in quattro settori e 27 sottosettori “strategici”, tra cui il minerario, l’energetico e i beni industriali. Uno degli obiettivi è quello di garantire la fluidità delle catene di approvvigionamento di materie prime fondamentali per gli Stati Uniti, nel contesto di guerra commerciale con la Cina e della disputa mondiale per il controllo delle risorse naturali.

JP Morgan fa shopping

Rassicurata dal risultato elettorale, la JP Morgan avanza con strategie devastanti.

La prima è quella della privatizzazione del settore nucleare.

La seconda è privatizzare le centrali idroelettriche costruite con fondi statali. Il bando internazionale per la vendita di 4 centrali scadeva lo scorso 23 ottobre, ma su richiesta delle parti interessate, Caputo ha gentilmente posticipato di altre due settimane la chiusura del bando, a cui aveva già apportato modifiche. Le dighe sono state costruite con le risorse dello Stato argentino, poi attribuite in concessione da Menem negli anni ’90 e ora vendute da Milei.

La terza strategia di JP Morgan è quella di dollarizzare le tariffe energetiche. In un Paese con bassi salari in pesos, dollarizzare l’energia significa rendere la vita quotidiana ostaggio del dollaro. Dal dicembre 2023, le tariffe sono aumentate del 514% con un’inflazione del 171%. Le grandi aziende potranno acquistare energia direttamente dai produttori, a prezzi in dollari e senza regolamentazione statale.

La ricetta delle privatizzazioni non è nuova: prima indebitano le aziende pubbliche, poi le “amministrano” e alla fine comprano a prezzi stracciati ciò che hanno distrutto. Lo ha detto chiaro e tondo lo stesso Jamie Dimon: “Con questo salvataggio, compreremo a basso prezzo e venderemo caro”.

Nel 2025, l‘Argentina è di nuovo in vendita, ma il cartello “Vendesi” è affisso a Wall Street.

La storia si ripete come tragedia

Il 12 ottobre 1492, Cristoforo Colombo arrivò in America con le famose tre caravelle e con quella spedizione iniziò la sanguinosa colonizzazione europea del continente americano. Viceversa, nell’ottobre del 2025, i dirigenti della più grande banca degli Stati Uniti sono arrivati in Argentina con una flotta di jet di lusso, per dare continuità al saccheggio finanziario.  Mentre Milei ha celebrato l’arrivo dei capitali internazionali come se si trattasse di una nuova epopea civilizzatrice, gli emissari del sistema finanziario globale controllano e condizionano il corso dell’Argentina turbo-liberista.

Nel 1492 Colombo portò la croce e la spada, specchietti e perline di vetro colorato, promesse di civiltà e progresso. Sappiamo come andò a finire. Nel 2025, JP Morgan compra a prezzi stracciati gli assets argentini e promette investimenti. Come allora, la storia si ripete: mentre i popoli sono derubati di terra, risorse minerarie e finanziarie, la resa senza condizioni si maschera da alleanza strategica,  la sudditanza da apertura al mondo, il saccheggio da progresso.

Le caravelle del XXI secolo sono i jet della JP Morgan, che simboleggiano lo sbarco dei poteri forti, del potere reale. Bastano alcuni jet privati parcheggiati a Ezeiza per capire chi comanda davvero nell’Argentina dell’eterno aggiustamento strutturale.

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