Per acquistare a rullone dagli Usa, a prezzi altissimi , armamenti (da regalare all’Ucraina in rotta) e gas costosissimo di pessima qualità, aggravando il già enorme debito pubblico italiano, da ridurre naturalmente con politiche di austerità ai danni dei contribuenti italiani, specie meno abbienti…
Evvai con trucchi e inciuci di una finta patriota traditrice dell’interesse nazionale (Meloni), benedetti da questa Ue fasulla, traditrice della pace e nemica dei suoi popoli, servile verso i ricchi e avara verso i deboli …
di Ivo Caizzi

Dal Palazzo Berlaymont a Bruxelles e da Palazzo Chigi a Roma è trapelato un tentativo di “inciucio” politico tra la presidente tedesca della Commissione europea Ursula von der Leyen e la premier Giorgia Meloni, aiutata dal vicepremier Antonio Tajani, dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e dal commissario Ue Raffaele Fitto.
Se attuato, può risultare pericoloso per l’Italia perché aggraverebbe il maxi debito pubblico – già in salita verso il 137% del Pil – per comprare armamenti e per illudere votanti in vista delle elezioni politiche.
Von der Leyen, spinta dalla Germania e da altri Paesi Ue, sta ubbidendo al diktat del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha imposto all’Europa aumenti esponenziali negli acquisti di armi Usa tramite l’Alleanza Atlantica (Nato), appesantiti da dazi esosi e dall’obbligo di mega importazioni del costosissimo gas statunitense.
Ma la sua Commissione ha aperto una procedura d’infrazione per deficit eccessivo contro l’Italia. Non potrebbe quindi chiedere a Roma di peggiorare il disavanzo e, di conseguenza, il debito da ben 3.082 miliardi con l’esplosione dei contributi alla Nato da circa l’1,2% del Pil (prima del governo Meloni) fino ai folli 3,5% e poi 5% voluti da Trump. La premier, notoriamente disponibile a inchinarsi davanti al presidente Usa,
avrebbe però rinunciato a difendere l’interesse nazionale e a respingere le pretese della Casa Bianca via Bruxelles.
Ursula & Giorgia starebbero così concordando di ridurre il deficit e di anticipare l’uscita dalla procedura Ue nel 2026.
Come?
Con politiche di austerità ai danni soprattutto degli italiani meno abbienti e con una euro-clausola, che rinvia il conteggio delle spese militari. E che rende ancora più maleodorante il controllo Ue sui bilanci nazionali perché l’Europa – nata per impedire le guerre – ora favorisce esborsi bellici invece di sostenere con urgenza il suo Modello sociale europeo.
Questo “inciucio” permetterebbe al governo di andare alle elezioni nel 2027 sbandierando conti pubblici apparentemente migliorati e di sborsare soldi per più armi senza richiami di Bruxelles su deficit e debito eccessivi.
La Commissione concederebbe anche prestiti per spese militari e permetterebbe di far slittare investimenti in ritardo del piano Ue Pnrr per offrire a Meloni & C. più risorse nel “ciclo politico della spesa pubblica”, cioè quando vorranno guadagnare consensi elettorali foraggiando bacini di voti e lobby varie.
Purtroppo il maxi debito italiano – anche se l’Ue “chiude gli occhi” per un po’ – salirebbe lo stesso a livelli preoccupanti. Aumenterebbe il pesante costo degli interessi quantificato da Giorgetti in 80 miliardi annui, che beneficiano rendita finanziaria e banche intermediarie, penalizzando posti di lavoro, salari, sanità pubblica, welfare, istruzione, abitazioni sociali, lotta alla grande evasione fiscale e alla criminalità organizzata.
In più il governo ha incrementato la quota dell’indebitamento detenuta all’estero a circa mille miliardi: allargando i rischi di attacchi speculativi, che potrebbero far scivolare verso l’insolvenza come in Grecia o Argentina.
Meloni&C. e la Commissione Ue dovrebbero almeno assumersi pubblicamente la responsabilità di fare più debito a vantaggio di Trump e di non contrastare odiose disuguaglianze che stanno facendo precipitare l’Italia verso condizioni da Terzo mondo.
Ma molti “organi di informazione”, che avrebbero il dovere di controllo sul potere, non sollecitano immediati chiarimenti.
Sarà perché incassano aiuti pubblici? Il governo di Roma e le istituzioni Ue hanno elargito in vari modi ingenti pagamenti alle proprietà di principali media (Corriere della Sera, Repubblica, Stampa, Sole 24 ore, Rai, Mediaset, Sky, Ansa, Agi, AdnKronos, Citynews, ecc.).
Il Fatto ha rivelato anche un contratto da ben 132 milioni di fondi Ue per testate addirittura segretate. Meloni si è vantata con Trump di non parlare con la stampa e si fa intervistare da soggetti graditi.
Altri politici boicottano giornalisti scomodi con citazioni per danni e querele temerarie o con ricorsi all’Autorità della privacy, dove non andrebbero nominati membri lottizzati che aiutano colleghi di partito con ruoli pubblici a rifiutare la necessaria massima trasparenza. Con questo andazzo “casualmente” sull’asse Bruxelles-Roma prevale spesso una narrazione celebrativa, pilotata, reticente o distorta.
E si arriva al caso limite di non informare in modo completo gli italiani sui pericoli di impoverimenti da Terzo mondo con l’aumento del maxi debito a carico loro (e delle generazioni future)
per comprare più armi e per illudere sul governo “buon gestore” della finanza pubblica.
Fonte: Il Fatto Quotidiano, Giovedì 6 Novembre 2025

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