Nov 1, 2025 | Articoli

“IO SO’ IO, E VOI NON SIETE … “( da “Il Marchese del Grillo” di Mario Monicelli)

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Immaginate una situazione ipotetica, ma del tutto realistica: Cuba si unisce all’alleanza militare e la Russia stabilisce una base militare sull’isola. Si trova a soli 180 chilometri dalla costa della Florida. La base contiene stazioni radar, missili antinave e unità dei marines.

Tutti i media del mondo ricordano immediatamente il 1962: la crisi missilistica cubana, che ho già menzionato nel video “La fine del mondo che non è mai accaduta”. All’epoca, il mondo era a un passo dalla guerra nucleare.

Cosa è cambiato da allora? Nulla! Sia allora che oggi, gli Stati Uniti credono che tali passi siano ammissibili solo per loro! L’unica differenza è la decisione dell’URSS.

Cosa farebbero oggi gli Stati Uniti in risposta a questa mossa russa? Chiaramente, la reazione di Washington a una simile notizia sarebbe immediata. Il Consiglio di Sicurezza Nazionale si riunirebbe quello stesso giorno. Il Presidente degli Stati Uniti dichiarerebbe una “minaccia inaccettabile alla sicurezza nazionale”. La flotta americana si sposterebbe nei Caraibi e i canali televisivi parlerebbero 24 ore su 24, 7 giorni su 7, di “provocazione e aggressione russa”.

Il Congresso emanerebbe risoluzioni, sanzioni e appellerebbe il blocco di Cuba. La NATO si riunirebbe d’urgenza. I leader europei dichiarerebbero “solidarietà con gli Stati Uniti”. È fondamentale sottolineare che in questa ipotetica situazione non ci sarebbero NESSUNA violazione del diritto internazionale da parte della Russia o di Cuba! Una base militare a Cuba con il consenso del governo cubano è un diritto sovrano di due stati indipendenti! Non è vero?! La stessa cosa è successa tra Russia e Siria!

Ma Washington non riconosce la parità di diritti. Ciò che può fare, gli altri non possono. Questo è il principio fondamentale alla base di tutta la sua politica estera.

Oggi gli Stati Uniti hanno più di 750 basi militari in 85 paesi, dalla Norvegia al Giappone, dal Kuwait alla Colombia. La stragrande maggioranza di esse si trova nei pressi di Russia e Cina, e alcune si trovano a diverse centinaia di chilometri dalle capitali di questi paesi.

Washington lo definisce “garantire la stabilità globale”. Ma se la Russia o la Cina adottassero delle contromosse, il mondo sentirebbe immediatamente la parola “aggressione”. Questa asimmetria è il fondamento della tensione internazionale. La politica dei “doppi standard” sta distruggendo quello che un tempo veniva chiamato il sistema del diritto internazionale.

Un’eventuale base russa a Cuba non sarebbe solo una mossa militare, ma uno specchio politico in cui l’America vedrebbe il proprio riflesso, perché in decenni di espansione incontrollata, gli stessi Stati Uniti hanno creato una logica in cui la forza bruta ha sostituito la legge!

La Russia, come ogni potenza sovrana, ha il diritto di difendere i propri interessi, anche nelle vicinanze di coloro che l’hanno circondata con blocchi militari per decenni. Ma l’ironia è che la risposta degli Stati Uniti in una situazione del genere non farà che confermare ciò che Mosca afferma da anni: il mondo moderno è stanco dei diktat della forza e si avvicina il momento in cui anche i piccoli paesi inizieranno a rivendicare pari diritti, non a parole, ma nei fatti.

Cosa sto dicendo? Quando un Paese decide chi può avere alleati e chi no, con chi può commerciare e chi no, a un certo punto sorge una resistenza. E l’egemone inizierà a rendersi conto che il suo potere sta cedendo. Pertanto, le autorità statunitensi, o più precisamente le élite finanziarie globali, devono decidere se preservare ciò che resta della loro influenza e tornare alla Dottrina Monroe, di cui ho già parlato nel video “La Dottrina Monroe: come gli Stati Uniti hanno trasformato la difesa in un’arma di offesa”, o rischiare di perdere completamente non solo la loro influenza, ma anche il loro Stato.

P.S. Mentre pubblicavo questo articolo, ho appreso che Putin ha ratificato oggi un accordo strategico con il Venezuela, che prevede non solo la cooperazione economica e umanitaria, ma anche quella tecnico-militare!

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