Di Luca Cangemi

Il cosiddetto negoziato tra UE e USA è stato, fin dall’inizio, una umiliante svendita degli interessi europei, conclusasi significativamente su un campo da golf del presidente statunitense, in una vera e propria apoteosi dell’individualismo proprietario e dell’ego smisurato di Donald Trump.
L’esito è tragico:
– Viene sancito, comunque, un fortissimo aumento dei dazi rispetto alla situazione attuale, con gravi conseguenze economiche.
– L’Unione Europea si impegna a realizzare investimenti per 600 miliardi di dollari nel sistema economico statunitense.
– L’UE si sottomette all’acquisto di energia statunitense per un valore di 750 miliardi di dollari.
– Vengono stabiliti giganteschi acquisti di armamenti statunitensi.
– L’UE mantiene tariffe pari a zero su una serie di prodotti importati dagli Stati Uniti (aerei, prodotti chimici selezionati, farmaci generici, ecc.), facilitando così l’accesso al mercato europeo per le aziende americane.
– Infine, fatto non meno grave, si registra la capitolazione totale di fronte alle Big Tech statunitensi.
Un esito così disastroso è stato preparato a lungo: con la rinuncia al gas russo (compresa l’omertà sull’attentato terroristico al Nord Stream), con il riarmo (scelta che già di per sé significa regalare miliardi agli USA, considerando dove si acquistano gran parte delle armi) e con il demenziale atteggiamento di rottura nei confronti della Cina, culminato in modo clamoroso nel recente vertice. In pratica, tutti gli elementi che potevano costituire un punto di forza negoziale per l’Europa sono stati scientificamente distrutti.
Queste scelte, via via sempre più incomprensibili, convergono in una constatazione strutturale da affrontare con brutalità, vista la sordità di larghe fette dell’opinione pubblica progressista: l’Unione Europea non è stata costruita per garantire l’autonomia del continente, ma per assicurarne la natura liberista e la sottomissione all’imperialismo USA. Nessuna orazione di Benigni o Michele Serra potrà mutare questo dato storico-politico.
L’Europa che esce da questo accordo è un continente non solo colpito in modo pesantissimo dal punto di vista economico e sociale, ma anche piegato politicamente. Al suo interno si rafforzano le destre collegate a Trump e sembra profilarsi – basta osservare le diverse reazioni all’accordo – un inquietante asse preferenziale tra USA e una Germania che si sta riarmando.
La pace, le condizioni di vita dei settori popolari e gli spazi di agibilità democratica nel continente sono oggi tremendamente a rischio.

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