Lug 7, 2025 | L'editoriale

COSE CHE NON SI POSSONO DIRE

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Netanyahu e i suoi soci non hanno nessuna intenzione di interrompere le scorrerie militari

che stanno facendo, per molti motivi.

Il principale è senza dubbio la volontà di proseguire il disegno storico dei governi sionisti

definito compiutamente da Netanyahu, dal suo partito e dai suoi alleati

nazifondamentalisti, vale a dire la realizzazione di una grande Israele secondo i confini

biblici, “dal fiume al mare”, senza la presenza di palestinesi, espulsi o soppressi, o con

una loro presenza in ghetti senza diritti.

Vi è poi la necessità di Netanyahu di salvarsi dai processi che lo vedono indagato e che lo

vedrebbero probabilmente condannato qualora l’emergenza bellica terminasse.

Ma c’è un altro motivo, che riguarda tutta la classe di governo israeliana e che non viene

inspiegabilmente sottolineato: a guerre finite la vicenda del sette ottobre (avvenuta dopo

che dall’inizio dell’anno oltre duecento palestinesi erano stati uccisi) dovrà uscire dall’uso

propagandistico che ne viene fatto e diventare oggetto di una indagine, anche

internazionale, che ne rivelerà la vera natura. A quel punto emergerà che i governanti di

Israele erano perfettamente al corrente da tempo di quanto stava accadendo e hanno

lasciato che accadesse per avere la giustificazione per procedere alla soluzione finale

della questione palestinese.

Quando questo verrà comprovato le responsabilità di quanto accaduto ricadranno in

pieno su chi governava Israele in quel momento, e le conseguenze saranno devastanti.

A dire la verità sappiamo già tutto. Oltre al fatto facilmente intuibile che è impensabile che

il Mossad, capace di manipolare tutti i telefoni di Hezbollah, o di individuare e uccidere

tutti gli scienziati atomici iraniani, e che utilizza l’industria della sorveglianza più avanzata

a livello globale, non sapesse quanto alcune migliaia di palestinesi stavano preparando da

circa due anni a Gaza.

Ma non c’è bisogno di intuizioni, è sufficiente legare tra loro fatti e dichiarazioni: il

NYTimes in un articolo del 30 novembre 2023 rivela che i responsabili israeliani erano

entrati in possesso di un documento di 40 pagine che esplicitava punto per punto il piano

del 7 ottobre; l’Egitto aveva avvertito gli israeliani di quanto stava per accadere; le

soldatesse di guardia alla recinzione di Gaza avevano mandato rapporti su esercitazioni e

lavori di scavo che i palestinesi stavano facendo lungo la recinzione; nonostante questi

segnali i militari hanno approvato lo svolgimento del Festival a ridosso del confine di

Gaza; lungo il confine c’erano circa quattrocento soldati di guardia mentre in Cisgiordania

c’erano 21 battaglioni per difendere gli insediamenti; l’IDF è intervenuto due ore dopo

l’assalto di Hamas; durante il conflitto, che ha fatto circa 1200 morti, un grande numero è

rimasto vittima del fuoco dei carri armati e degli elicotteri israeliani, come dimostrano la

distruzione delle abitazioni ridotte in macerie e l’enorme quantità di auto carbonizzate;

infine, la decisione di rinviare ogni indagine sull’accaduto alla fase post bellica.

Dunque gli eventi del sette ottobre sono stati realizzati da Hamas insieme a tutte le fazioni

della resistenza palestinese nella striscia – Jihad islamica Palestinese e le due formazioni

laiche di orientamento marxista, il Fronte popolare per la liberazione della Palestina e il

Fronte democratico per la liberazione della Palestina – e sono stati consentiti dal governo

Natanyahu.

Le responsabilità verranno fuori anche formalmente e inchioderanno i governanti

israeliani.

A quel punto forse anche il mainstream mediatico e i governi complici dell’occidente

dovranno fare trasparire alcune verità e abbandonare i refrain che imperversano nel

linguaggio dominante anche nel campo di sinistra.

Israele ha diritto di difendersi: se avesse voluto difendersi non avrebbe permesso l’azione

del 7 ottobre.

La guerra di Gaza, uno degli slogan più vergognosi ripetuti senza arrossire in tutti i

dibattiti e notiziari televisivi: a Gaza non c’è una guerra, c’è uno dei più armati eserciti del

mondo che massacra una popolazione civile chiusa in una gabbia da cui non può fuggire.

Non la guerra, ma la mattanza di Gaza, condotta con le armi che tutto l’occidente

complice fornisce.

I terroristi di Hamas: Hamas (Movimento di Resistenza Islamica) “è un’organizzazione

islamica nazionalista ed è parte della società politica palestinese” (Adam Shatz).

Governa la striscia di Gaza dopo regolari elezioni, è un movimento di resistenza e di

liberazione nazionale che come tutti i movimenti analoghi nella storia, utilizza anche

metodi terroristici.

Stato terrorista è stato definito Cuba, banditi erano i partigiani italiani, terrorista era

Arafat e l’OLP, terrorista era Begin, terrorista era il Fronte di Liberazione Nazionale

Algerino e così via, non è più terrorista Al Jolani dopo essersi accordato con gli USA.

Hamas può non piacerci per come governa Gaza e per la sua natura fondamentalista, ma

è largamente riconosciuto dai palestinesi e oggi vincerebbe le elezioni anche in

Cisgiordania se fossero permesse.

Riconoscere le responsabilità, liberare il linguaggio.

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